(ASI)In occasione della mostra personale di Roberto Di Costanzo, che omaggia il regista, le ultime due serate evento saranno all’insegna del teatro con la pièce teatrale di Francesco Sala, lunedì 26 maggio e in replica lunedì 16 giugno
Lunedì 26 maggio andrà in scena la pièce teatrale “Sotto casa di Federico - Omaggio a Fellini” presso Il Margutta RistorArte, in via Margutta 118. La performance si svolgerà in quattro blocchi (quattro come le portate della cena) da 20 minuti, accompagnati dalla presenza fondamentale della musica, con Tommaso Lazotti, con Raffaella Siniscalchi, cantante di Piovani e di Morricone, al pianoforte Antonio Nasca, alla tromba Duilio Fanelli e con Annalisa Meliota e Anita Sala, quest’ultima nel ruolo del clown.
“Chi ama Fellini .– spiega il regista Francesco Sala - ha con lui una "conversazione continuamente interrotta", direi medianica, fatta di amore, discrezione, delicatezza, visioni, rispettose domande sulla creatività e la libertà dell'artista. Il nostro omaggio lascia parlare il Maestro dei temi a lui più cari: Roma, Rimini, la provincia e la città, le donne, i sogni, il circo e quella "baracca"(così definiva il suo cinema). La nostra è appunto una libera conversazione senza censure, un sentito omaggio al sommo regista-burattinaio, che con la sua scomparsa ha lasciato un grande vuoto in tutti quelli che amano la sua arte e il suo genio. Lo spettacolo prende spunto da alcuni racconti inediti, i suoi sogni: facciamo parlare lui, trovando spunti preziosi nelle interviste da lui rilasciate. Immaginiamo una libera conversazione tra un Federico giovane, impersonato da Tommaso Lazotti, protagonista del film di Ettore Scola, e un Fellini più adulto, da me interpretato”. L’evento andrà in replica lunedì 16 giugno, in attesa di fissare nuove date nei prossimi mesi.
Si concluderà così il “mese felliniano” presso il Margutta RistorArte, in via Margutta 118, proprio sotto casa di Federico. Un omaggio che ha avuto inizio martedì 6 maggio con l’apertura della personale di Roberto Di Costanzo, e che proseguirà sino a lunedì 16 giugno 2014. La mostra, organizzata da Tina Vannini e curata da Francesca Barbi Marinetti, che si avvale del patrocinio del maestro Pierre Cardin, Il Centro Sperimentale di Cinematografia, Editions Nomades, consta di 30 opere ad inchiostro di china che per l’occasione l’artista romano Roberto Di Costanzo ha dedicato all’immaginario felliniano.
L’appuntamento con Federico era da tempo nelle intenzioni di Tina Vannini essendo il marito Claudio Vannini legato al regista da ricordi personali. Fellini infatti, che abitava alla porta accanto dove si legge la targa che lo commemora, è stato negli anni Ottanta un assiduo frequentatore del vegetariano di via Margutta e molti sono gli aneddoti che ancora circolano ricordandone l’eccezionale presenza.
CENA FELLINIANA – Le serate si arricchiscono di una cena vegetariana, come da tradizione al Margutta RistorArte, che prevedono per l’occasione ricette che si ispirano al prezioso ricettario di Casa Fellini e ai suoi piatti più amati. “Un gourmet della vita e anche della buona tavola – spiega Francesca Fabbri Fellini, nipote del Maestro - come dimostra il libro con le grandi ricette della cucina romagnola, 'preparate’ da mia mamma Maddalena, sorella di Federico. Dalle polpettine di bollito con l'uvetta, che lo zio adorava, ai classici cappelletti, 'A tavola con Fellini' insegna, passo passo e con oltre 220 fotografie a colori, i segreti della vera cucina romagnola, quella 'di sostanza' che, più che a compiacere l'occhio, pensa a soddisfare il palato. Una “sinfonia di sapori” (così la chiamava lo zio Chicco) che ritrovava ogni volta che si metteva a tavola, nella nostra casa a Rimini”.
LA MOSTRA - L’attitudine ad inseguire il sogno a nutrimento di un immaginario estetico visionario di forme e parole e la dedizione assoluta all’inseguimento dell’intuizione che ne consegue, è certamente uno degli elementi di attrazione del giovane artista Roberto Di Costanzo nei confronti del grande regista. Federico amava Roma, città dalle mille stratificazioni che rispondeva alla sua sete continua di novità. Ma soprattutto amava Cinecittà, il luogo perennemente cangiante che assumeva di volta in volta le forme, i colori, lo stile del suo prolifico immaginario.
A Roma Roberto Di Costanzo ha già dedicato un tributo visionario raccontando questa città complicata con occhi di bambino. La sua storia illustrata prendeva il via con il volo di palloncini rossi dal ponte di Castel Sant’Angelo. Palloncini che rispuntano In Amarcord, dove ritrae Federico bambino seduto accanto ai genitori a via Margutta sprofondato nei propri infiniti rigagnoli visionari. Sono sogni leggeri di fanciullo che volano alti come i palloncini che animano il gioco di una bimba senza peso. Mentre con La Dolce vita lo sguardo abbraccia i tetti di Roma dominati dal saluto ironico e surreale della capriola di Marcello insieme alla benedizione dall’alto dei cieli di Federico. Ne La Grande Bellezza, omaggio dichiarato al recente film di Sorrentino, Anita è un’imponente e meravigliosa gigantessa che incarna l’esplosiva abbondanza di una femminilità diventata icona. È una Polena voluttuosa che si staglia in un crescendo da dimensione onirica a struttura sovradimensionata e imprescindibile.
Il Casanova, invece, è ritratto con il massimo estetismo che può assumere un pallone gonfiato. “Sono un gran bugiardo”, diceva di sé Federico Fellini. La fantasmagoria felliniana contempla anche la bugia, ne è nutrimento indispensabile. Sono bugie che alimentano il sogno, che recidono i legami liberando l’arte. Ma ecco l’altra faccia della medaglia: il Casanova. Fellini non ha simpatia per il grande seduttore veneziano che definisce “un supervitellone antipatico… un sinistro Pinocchio che si rifiuta di diventare una persona per bene”. Il confronto con questo antieroe aveva messo alla prova il regista anche da un punto di vista stilistico, che ne ha fatto un “totem” e un “quadro incompleto” al tempo stesso. “L’idea sarebbe fare un film con una sola immagine, eternamente fissa e continuamente ricca di movimento. In Casanova avrei voluto veramente arrivarci molto vicino: un intero film fatto di quadri fissi”.
“Credo che la mostra di Roberto Di Costanzo – spiega Francesca Barbi Marinetti, curatrice della mostra - sia riuscita ad emozionare il pubblico perché ha saputo recuperare quelle visioni felliniane che sono borderline tra sogno e infanzia. Nei disegni a china di Roberto c’è la cucitura magica che Fellini operava tra libertà di immaginazione e la cognizione delle cose. Con garbo, eleganza e poesia coglie il senso leggero e acuto di uno stile che volteggia tra immaginazione e realtà e si sofferma a raccontare il mondo come dovrebbe essere piuttosto che come è”.