(ASI) Nell’autunno 1869 la famiglia Marzi di Corneto riportò in luce una «cassa o sarcofago di nenfro» di dimensioni imponenti nel corso di scavi effettuati sulla collina detta “dei Monterozzi”. La presenza di armi e la ricchezza del corredo suggerirono la denominazione ‘Tomba del Guerriero’.
Il clamore di questa ed altre scoperte avvenute a Corneto, allora situata nella regione dello Stato Pontificio amministrata dalla Delegazione Apostolica di Civitavecchia, spinse la Sezione della Commissione Consultiva di Antichità e Belle Arti e della Esposizione Romana ad esaminare attentamente i manufatti in data 27 marzo 1870.
Con lo scoppio della guerra franco-prussiana il 19 luglio 1870 e l’ingresso a Roma delle truppe piemontesi il 20 settembre dello stesso anno, si congelarono gli accordi che si erano andati delineando e che, con ogni probabilità, avrebbero determinato l’acquisizione dei reperti da parte delle raccolte papali.
Non appena gli echi delle guerre furono sopiti e la quotidianità riprese il suo corso, gli scopritori proposero più volte il corredo alla Regia Deputazione per la Conservazione e l’Ordinamento dei Musei e delle Antichità Etrusche con sede a Firenze, che tuttavia negò con fermezza ogni interesse favorendo così l’espatrio dei reperti.
Già il 3 novembre del 1873 il complesso di materiali fu inventariato con accuratezza nei registri dell’Antiquarium dei Musei Reali di Berlino.
Le vicissitudini storiche che seguirono impedirono la realizzazione di studi di ampio respiro, e anzi determinarono uno smembramento del corredo tra Repubblica Federale Tedesca, Repubblica Democratica Tedesca e Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Solo con la riunificazione della Germania nel 1989 si sono create le condizioni necessarie per ultimare la ricomposizione del corredo tarquiniese, premessa indispensabile per uno studio approfondito dell’intero complesso.
La ricerca svolta da un’équipe di 32 specialisti, attivi in vari paesi europei e negli Stati Uniti d’America, ha permesso di evidenziare e commentare numerosi aspetti inediti dei singoli manufatti e del corredo nel suo complesso, colto nella sua materialità (forme, materiali, decorazioni) e immaterialità (pratiche rituali).
Ne è emerso un quadro assai articolato in cui la marcata transculturalità, chiaramente esito di una attiva e costante negoziazione di stimoli di varia origine, costituisce uno dei tratti più salienti.
La ‘Tomba del Guerriero’ di Tarquinia (730-720 a.C.) offre dunque a noi moderni la preziosa occasione di osservare, seppure dietro il velo opaco e deformante del tempo e della distanza culturale, un personaggio eminente della comunità locale alle prese con le complesse dinamiche sociali, economiche e culturali che animavano il Mediterraneo centrale negli anni immediatamente successivi alla metà dell’VIII sec. a.C.
A. Babbi