Per prima cosa chi è Irene Sabeni?
Sono una ragazza fondamentalmente timida sin dalla nascita. Di quelle vergognose un po’ di tutto, che si sente sempre fuori posto.
La Counselor socioanalista Daniela Policastri negli ultimi anni mi ha aiutato molto su questo mio aspetto, prima con delle sedute e successivamente come amica.
In verità prima di conoscerla non immaginavo neanche di saper scrivere, nonostante lo facessi già da bambina. Scrivevo cose come piccoli racconti di poche pagine o poesie che negli anni purtroppo sono andati persi.
Come nasce il suo amore per la lettura e qual è stata la genesi del suo primo romanzo?
Il mio amore per la lettura nasce dai fumetti ad essere sincera. Verso le superiori mi sono avvicinata a veri e propri libri partendo Freud e passando per generi totalmente diversi tra loro come Mastronardi, De Marchi, Travaglio, John Grisham e Giobbe Covatta. Quel che non amo in particolare sono i romanzi rosa, del resto leggo un po’ tutto.
Essendo appassionata in particolar modo di psicologia e criminologia, e specialmente vedendo sempre film su questi argomenti, è nato il mio primo romanzo.
Passione assassina lo avevo in testa già da qualche anno e approfondendo certi temi criminologici e sociologici è infine divenuto libro.
Quanto c’è di autobiografico nei suoi libri?
Qualcosa di autobiografico c'è, non posso negarlo. Ma non dico di preciso quali particolari.
Quali sono i suoi autori di riferimento e oltre al giallo/noir verso quali letture si indirizza?
Sinceramente non ho nessun autore di riferimento. Come già detto leggo vari generi ma nessuno influenza ciò che scrivo.
Aggiungo si qualche citazione, solamente perché in alcuni casi arrivo a dargli un significato personale nei miei libri spesso diverso da quello originale.
Ha altri progetti in fase di lavorazione?
Si, sto scrivendo altri quattro libri. Il prossimo ad uscire sarà un seguito del primo e si chiamerà “Sino alla morte”. Per quanto riguarda gli altri non preannuncio nulla.
Secondo lei cosa significa essere una scrittrice?
Essere scrittrice per me è sostanzialmente esprimere mondi interiori ed allo stesso tempo esteriori.
Nel romanzo i personaggi sono chiaramente astratti, ma il mio immedesimarmi anche in cose che non ho vissuto li rende più veri pur non esistendo.
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