Se pensiamo che sin dal tempo medievale San Francesco d'Assisi è stato uno dei primi uomini al mondo ad impegnarsi concretamente sulla via di un dialogo costruttivo fra differenti religioni e culture, basti ricordare a tal proposito il viaggio da lui affrontato nel 1219, partendo da Assisi alla volta della Siria per incontrare a Damietta il Sultano dei Saraceni: Melek-el-Kamel, in un periodo in cui, allora come oggi, venivano proclamate in continuazione guerre sante e le indulgenze plenarie erano date solamente a chi prendeva parte alle crociate.
In un simile contesto, “Francesco non ebbe paura di presentarsi al cospetto del Sultano dei Saraceni…….. e fu accolto con molta deferenza: il Sultano, ricolmo di ammirazione, lo osservava quasi come un uomo diverso da tutti gli altri, rimase fortemente commosso dalle sue parole e lo ascoltava molto volentieri” (a cura di Leonardi, La Letteratura Francescana Volume II – Le vite antiche di San Francesco, 2005).
“Il Sultano fu entusiasta di Francesco e lo volle amico tanto da regalargli, alla partenza, un corno da caccia, un olifante come quello del paladino Orlando a Roncisvalle. Francesco, grato per il dono e forse colpito nella sua fantasia cavalleresca che spesso sognava di cavalieri e paladini, usò quel corno per chiamare i frati nelle adunate dei Capitoli che si tenevano una o due volte l’anno in Santa Maria degli Angeli nella valle di Assisi” (Polidoro, 1996, p. 58) (Il corno in questione si può ancora adesso vedere presso la Cappella delle Reliquie nella Basilica di San Francesco di Assisi).
Allo stesso modo Francesco, che arrivò in quel luogo pronto per “salvare l’anima del Sultano” rimase molto colpito dal trovare i “senza Dio” saraceni che pregavano anche cinque volte al giorno e dalla figura dello stesso Sultano, una esperienza che contribuì alquanto alla sua maturazione al punto che lui cominciò a capire che “Dio doveva esserci anche lì in quei musulmani perché anche per loro c’era stata la creazione”(Bunnell, rivista San Francesco, 02/2005, pag. 54).
Oltre a Francesco di Assisi, molto interssante risulta essere la figura di un altro francescano; Ramon Lull: testimone anch’esso di un’Europa lacerata dagli scontri tra “mori” e “cristiani” che continuavano ad uccidersi nel nome del proprio rispettivo Dio.
“Il pazzo di Maiorca”, come lui stesso si definì, optò per una profonda scelta di vita contemplativa che lo portò all’approfondimento dei concetti che stanno alla base della vita, cominciando dapprima a studiare il Corano, poi ad imparare l’arabo fino a giungere a scrivere “Il libro del gentile e dei tre savi”, dove un cristiano, un ebreo ed un musulmano cercano di convincere un gentile a convertirsi alla loro religione, senza dire quale di queste tre religioni fosse la prescelta (Jauregui, 2000, p.180). Si tratta di un libro a tutti gli effetti pionieristico, dedicato all’ecumenismo ed al dialogo interreligioso ed interculturale, di grande validità e interesse sia nel periodo Medioevale in cui Lull è vissuto, sia per l’inizio di questo millennio euro cristiano, perfetto antesignano dell’incontro tra i capi di tutte le religioni del mondo che si tenne per la prima volta proprio ad Assisi nel 1986.
Il terzo personaggio: Ibn Al’ Arab, una figura, quest’ultima, calata nel “meraviglioso mondo del misticismo e della poesia mistica; anche lui, come Francesco, vissuto in una Europa di “crociate”, che inalbera la croce del Cristo e che si lasciò ammazzare per seppellire una volta per tutte l’occhio per occhio e dente per dente, uccidendo ebrei e “mori”.
Questo è un classico esempio di incontro tra diversi: quando parliamo di radici comuni poste alla base dell’Europa, quando parliamo di una cultura e di una civiltà di cui asseriamo essere fieri di appartenere, quando parliamo di tesori da custodire e tramandare, dovremmo ricordarci che proprio questo crocevia di scambi, commerci, dialoghi e anche conflitti tra le varie sponde del Mediterraneo e con le varie contrade del Centro e Nord Europa, costituisce la peculiarità di tutto questo patrimonio.
Come si è già potuto comprendere, pur parlando di un epoca storica lontana (tutte e tre sono vissuti in pieno medioevo), mi sembra chiaro che stiamo comunque trattando di personalità così significative e così ricche da un punto di vista culturale, umano e spirituale che i loro messaggi sono sempre pienamente attuali.
Anzi, proprio nell’ottica di ricostruire un nuovo umanesimo o una nuova renaissance, che questo tipo di personaggi hanno ancora molto da insegnarci.
S. Francesco predicante la povertà, l’umiltà ecc., Lull il sorriso, il gioco e quasi una delicata pazzia, Ibn Al’ Arab infine predicante una visione mistica della vita.
Ognuno con il proprio metodo e con la propria personalità, tutti insieme uniti e rivolti verso l’armonia.
Roberto Sannipola – Agenzia Stampa Italia