Si tratta di un percorso attraverso la moda del XX secolo, infatti la mostra presenta abiti e accessori appartenuti a donne che si sono mese in evidenza nel corso del Novecento e continuano a distinguersi in discipline e campi diversi, attraverso i quali manifestano la propria creatività. Ma sono anche icone del gusto del loro tempo, alcune distinguendosi per la creatività con cui realizzano le loro opere o le decorano, altre emergono per la fantasia e l’estro con cui le indossano.
Ogni donna è stata (o lo è tuttora), protagonista per una determinata specificità, a tal punto che alcuni tratti distintivi e salienti della loro personalità emergono proprio dai capi d’abbigliamento o dalle loro creazioni.
Il percorso espositivo
Il percorso espositivo – i cui progetto d’allestimento e direzione dei lavori si devono all’architetto Mauro Linari - si snoda attraverso le sale della Galleria, iniziando con i preziosi capi realizzati da Rosa Genoni, donna socialmente impegnata e promotrice della moda made in Italy, seguita dalle splendide tuniche realizzate da Fortuny appositamente per Eleonora Duse e i leggendari abiti di donna Franca Florio. Meno note al grande pubblico Maria Cumani, che ispirò il marito Salvadore Quasimodo, e Antonella Cannavò Florio che indossava romantici abiti di Schuberth, il “sarto delle dive”, mentre l’esuberanza e l'eccentricità sembra avvicinare personalità diverse quali Anna Piaggi e Cecilia Matteucci Lavarini (dalla sontuosa collezione di quest’ultima è arrivata in dono un’importante scelta di abiti), entrambe attente collezioniste di moda .
Susan Nevelson, designer per Ken Scott, e Lietta Cavalli, sono due creatrici di fantasie tessili, logisticamente vicine in due sale contigue, ma che si collocano stilisticamente agli antipodi. Ci sono poi gli abiti di Anna Rontani, scrittrice di romanzi che faceva sfoggio del suo guardaroba di oltre mille pezzi, dal quale ci sono pervenuti in dono alcuni esemplari.
Di sicuro richiamo la donazione di alcuni abiti di Patty Pravo indossati durante tre edizioni del Festival di Sanremo (del 1984, del 1987 e del 2002), che trovano spazio nella sala da ballo.
Di Flora Wiechmann Savioli e Angela Caputi si presentano rispettivamente i gioielli in materiali non preziosi e i bijoux. Si aggiungono a queste presenze, le spose (protagoniste per un giorno), con nove abiti nuziali. Interessantissimi gli intrecci delle donne del Rwanda che i designers trasformano in gioielli.
Scrive il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini: “Donne al centro, questo il filo conduttore: donne protagoniste in quanto collezioniste di abiti e di accessori, indossatrici-interpreti, stiliste di se stesse, signore della moda. Donne dello spettacolo; donne che hanno scelto di rendere ogni propria apparizione uno spettacolo. Donne creative come artiste, stiliste, artigiane. Presenze non scontate, rispetto alla fitta (e conosciuta, e storicizzata) anagrafe maschile nei ranghi dell'alta moda”.
Da parte sua, la Direttrice della Galleria del Costume, Caterina Chiarelli, sostiene: “Anche se l’intensa attività di alcune protagoniste ci conduce fino al momento presente, il secolo chiamato in causa è soprattutto il Novecento, secolo di grandi cambiamenti, di diritti acquisiti da parte delle donne, in sincronia con mutamenti di grande rilievo che interessano l’abbigliamento in quanto manifesto della vita sociale”.
Accompagna la mostra il catalogo curato dalla stessa Chiarelli, edito da Sillabe e riccamente corredato da immagini degli abiti in mostra con le relative schede e una breve biografia di ciascuna “Donna Protagonista”.