Ad introdurre l'incontro il noto saggista e critico letterario Filippo La Porta.
Come ha voluto sottolineare lo stesso La Porta sono tanti gli elementi che accomunano i due libri, primo fra tutti la guerra che fa da sfondo alle storie narrate e tutto ciò che, in un certo senso, la contesta dall'interno.
Il compito della letteratura e il senso della modernità. "Il compito della letteratura è quello di difendere il mistero dell'identità e dell'individualità, l'irripetibilità di ciascuno di noi. L'uomo deve rappresentare se stesso e non la propria epoca- sostiene Molesini- Il linguaggio di Non tutti i bastardi sono di Vienna è un linguaggio ottocentesco.... Il mio intento era quello di rappresentare con uno stile borghese e un certo fraseggio il mondo che era messo in scena.... Questa è la storia di una famiglia che diviene prigioniera in casa propria dopo che viene occupata e fra gli ufficiali italiani e quelli austriaci si crea una perfetta affinità perché tutti appartengono allo stesso mondo.
Il linguaggio utilizzato è funzionale al contenuto e le continue sottigliezze rimandano a un mondo molto sofisticato. Ma, nonostante questo, il libro è tradotto in dieci lingue e ha venduto molte copie, a conferma del fatto che sia più moderno di quanto non si creda perché ciò che conta è tenere la vita sul palcoscenico. Questo è essere moderni. La modernità non è superficie ma è l'intensità vitale di ogni epoca dell'uomo."
Non tutti i bastardi sono di Vienna... Quando umorismo e leggerezza non si risolvono in commedia. "Spesso viene utilizzato il tono della commedia per raccontare contenuti tragici- dichiara Molesini-fortunatamente ci è stata data in sorte la capacità di ridere e si può raccontare la tragedia con un po'di leggerezza ma sempre nel rispetto di ciò che è stato...
Quando scrivo cerco di tenere in vita la sostanza tragica condita con un aspetto ironico."
La primavera del lupo... l'esercizio dello straniamento per entrare nel corpo e nel cuore del personaggio. A parlare è un bambino di dieci anni e nelle sue parole si coglie qualcosa di virtuosistico, una visione anche fiabesca...La letteratura è anche capacità di entrare nel corpo e nella testa di altre persone, di vedere le cose dall'altra parte.
"Questo libro si è un po'scritto da sé... La voce narrante di Pietro mi è venuta naturale - tiene a specificare lo scrittore- Lui è un bambino audace e spudorato e, come ogni bambino, non possiede la camicia di forza dell' ideologia che, a mio avviso, è sempre nemica del pensiero.
Ogni autore nella propria mente fa una sorta di premessa drammatica per tenere ogni parola nel punto di massima pendenza. Ogni storia deve assomigliare a un fiume dove tutte le gocce partecipano alla corrente... Tutto deve spingere in avanti e se non c'è questa corrente secondo me non c'è niente, mentre se c'è solo questa corrente forse non c'è abbastanza...
In sintesi, possiamo dire che la storia deve essere un disturbatrice di significato in cui ognuno di noi può specchiarsi. Con Pietro penso di essere riuscito a creare un personaggio disturbatore di significati correnti e l'epigrafe che io riporto all'inizio è la frase di un poeta francese del Cinquecento che scriveva 'l'amore diventa migliore nel linguaggio dei bambini'... Questa frase in qualche modo somiglia alla premessa drammatica perché il linguaggio dei bambini è una fonte di speranza ed è il solo che non conosce menzogna."
La contraddizione che fa parte della natura umana. Ho cercato di mettere sempre a fuoco in tutti i personaggi la contraddizione perché qualsiasi essere umano la possiede.
Nel cuore di ciascuno di noi ci può essere invidia e grande generosità e la nostra interiorità è un magma inconoscibile... Io penso che sia dovere di uno scrittore mettere in tavola le contraddizioni che abitano l'essere umano.
La preoccupante tendenza della letteratura contemporanea italiana ad andare verso la dimensione dell'intrattenimento e l'ossessione della battuta. Se sono nemico dell'intrattenimento? Assolutamente sì- risponde Molesini- perché la letteratura ha un valore alto. La pagina è sempre un inno alla vita che è straordinaria perché ci siamo noi. C'è una frase contenuta ne La primavera del lupo che è la seguente: "Ogni cosa è senza scopo ma è avvincente perché la viviamo" e questo potrebbe essere il motto del mio libro. Qui ci siamo noi e siamo noi a dover onorare la vita scacciando la banalità che quotidianamente ci minaccia."
Maria Vera Valastro- Agenzia Stampa Italia
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