(ASI) La tirannia è una potenziale patologia da cui è necessario curarsi ed esserne immuni. Essa è la causa di numerosi problemi che spingono il cittadino, « vittima della politica a condannare defitivamente questa arte piuttosto nobile ». La tirannia oscura l’imagine della politica e la riduce quasi all’inutilità, se non alla malvagittà.
La tirannia opera come un virus, che si trasmette attraverso idee nocive e indottrinamento imposto, ma è molto difficile porre rimedio una volta che il suo modo di agire negativo è radicato nella mente dei governanti corrotti.
Vivere in un regime autoritario è senza dubbio paragonabile a una vita in prigione o all'inferno. Jean Paul Sartre non aveva ragione nello scrivere che l'inferno sono gli altri? Nei regimi despotici, infatti, vi sono spesso violazioni sistematiche dei diritti umani. Tuttavia, le violazioni dei diritti fondamentali dell’umanità, la privano della sua dignità e possono portarla, in casi di estrema gravità, ad abdicare e rinunciare alla vita.
Molti esempi confermano questa posizione. In merito alla questione, il caso dell'ex dittatore Ben Ali in Tunisia è palese. La violazione dei diritti e delle libertà degli esseri umani nonché lo stato marginale delle condizioni di vita dei cittadini tunisini costrinsero il giovane Mohamed Bouazizi a darsi fuoco a Sidi Bouzid davanti alla sede del governatorato.
Lo ha fatto in segno di protesta contro il potere. Successivamente, questo gesto, al contempo tragico e drammatico, ha portato l’intero popolo all’indignazione e alla rivolta contro il rais ponendo termine al sistema repressivo di Ali.
Ma l’attuale situazione siriana deve essere considerata peggiore. In nome della lotta contro il terrorismo, le forze fedeli al Presidente Bachar al Assad, in guerra contro la coalizione ribelle, sembrano fare uso di armi chimiche nei confronti delle popolazioni civili. Se ciò fosse vero, si commetterebbero gravi crimini del diritto internazionale. Un atto illecito, totalmente inumano e degradante, che rifletterebbe il carattere sanguinario del leader Assad. In breve, si tratterebbe di un uomo politico ossessionato dal potere, che rientrerebbe nella "banalità del male" per fare riferimento al concetto espresso da Hannah Arendt. In tutte quelle situazioni in cui si commettono gravi crimini contro l’umanità, genocidio o crimini di guerra, è necessario che intervenga prontamente la giustizia internazionale. Secondo il mio parere, una volta verificata l’esistenza di reati contro la popolazione, per fermare queste incivili atrocità si dovrebbe intervenire prontamente contro il tiranno attraverso un mandato di arresto internazionale.
Sicuramente se il leader o l’individuo da mettere sotto processo fosse africano la giustizia si sarebbe mossa velocemente. La cosa potrebbe anche rafforzzare ulteriori critiche e sospetti intorno alla mancanza di imparzialità dei tribunali penali internazionali, specialmente della Corte penale internazionale (CPI). Non è una giustizia che tutela il più forte ed attacca il più debole, come tanti osservatori ribadiscono?
Da parte sua, la Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite ha pubblicato ultimamente un rapporto allarmante sulla situazione dei diritti umani in Siria. Al di là di sospetti sull'uso di armi chimiche, il rapporto cita i crimini di guerra e crimini contro l'umanità diventati una "realtà di tutti i giorni." Di fronte a questa situazione allarmante, molti interrogativi vanno sollevati, in particolare sul ruolo di attori globali coinvolti nella risoluzione di questa crisi. Quale è la risposta della comunità internazionale a questo conflitto? La Russia, in particolare, che è l'alleato tradizionale e indeffetibile (costante) di Assad, prova pietà per il popolo siriano? E la linea rossa del presidente Obama di fatto non è realmente stata attraversata? L'ONU è davvero incapace di risolvere la questione siriana ? Cosa si può fare per salvare la Siria?
Milandou Neftali Herbert - Agenzia Stampa Italia