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"Tu voi fa l'americano, ma sei nato in Italy"
(ASI) Dicono che il cambiamento sia fondamentale per lo sviluppo dell’uomo, ma non sempre si cambia in meglio, a volte i cambiamenti prendono il sopravvento e il bisogno di mutare ci porta a dimenticare chi siamo. Prendiamo ad esempio il sempre maggiore utilizzo - spesso a sproposito - di termini inglesi. Sembra divenuto ormai obbligatorio conoscere alcuni termini della lingua che lega ormai tutte le culture del mondo; ma a quale prezzo? Nelle scuole italiane l’inglese è la materia più studiata, al 31 ottobre si festeggia halloween festa tipicamente americana, e in ogni luogo anche dal salumiere vicino casa se si vuole lavorare bisogna conoscere la lingua inglese. Quindi,  è senza ombra di dubbio positivo ed importantissimo conoscere altre culture, il loro usi e costumi o abbracciare altre terminologie per arricchire la propria conoscenza e il proprio vocabolario. Infatti, fa piacere quando si viaggia verso Paesi stranieri per lavoro o per svago sapere come esprimersi e capire cosa dice l’interlocutore di turno. Per converso, l'eccessivo uso di parole inglesi, di sovente di origne latina, spesso quando non ce ne è bisogno, ma solo per darsi un tono, è un sintomo culturale negativo. Perché non è altrettanto bello dimenticare le proprie origini, la propria identità per altro rispettabilissime, a favore di altre.

Conducendo una ricerca su un campione di giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni, si viene a capo di una crescente conoscenza del vocabolario e della storia inglese, e questo a primo impatto sembrerebbe essere un buon dato, tuttavia incompleto vista la crescente “ignoranza” per ciò che concerne alcuni vocaboli e storia del proprio Paese. Per non parlare poi dello stile di vita; mutato moltissimo anch’esso soprattutto con l’avvento dei cosiddetti fastfood americani, che propongono pasti nocivi, ricchi di grassi saturi che a lungo termine possono portare gravi conseguenze a livello fisico. L’hamburger prende il posto del sano pasto all’italiana, il termine inglese “ok” si sostituisce al nostro “va bene”, halloween è divenuta la festa principale rispetto a ognissanti e sempre più spesso arriviamo al punto di  non riuscire a trovare sinonimi italiani a quei termini inglesi che tanto fanno tendenza, come “location” oppure “trendy” e così via. Sorge spontanea dunque una domanda; come è mai possibile una tale espansione della lingua straniera e ancor peggio della cultura d’oltre oceano, quando si ha la fortuna di vivere in un Paese tanto imperfetto, ma ricco di storia e tradizioni? come si può scappare così da un Paese che ha dato vita ai migliori artisti e poeti tanto studiati ai giorni nostri? Come si può rinnegare chi siamo in modo così povero di orgoglio? Quando la situazione ha iniziato a sfuggire di mano diventando così inevitabilmente drastica? Potremmo discutere per ore e ore ma la conclusione è soltanto una; il senso di appartenenza alla propria patria è andato svanendo in modo così veloce che senza neanche accorgercene siamo arrivati al punto di parlare meglio l’inglese che l’italiano, a dispetto di chi ha sacrificato la propria vita molti anni prima di noi per farci essere un Paese migliore, unito, ma soprattutto a dispetto di chi avrebbe voluto un’Italia potente e fiera delle proprie origini.

Erika Cesari - Agenzia Stampa Italia

 

 

 

 

 



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