Il cinema Zenith 'saluta' la sesta edizione della rassegna cinematografica 'A proposito di donne...'
(ASI) La rassegna cinematografica 'A proposito di donne...' ha chiuso i battenti nella serata di giovedì 29 marzo regalando i momenti di maggiore emozione a tutti i presenti.
Ai primi quattro appuntamenti, rispettivamente in date 8, 15 e 22 marzo, ai quali avevano partecipato il regista Guido Chiesa, la scrittrice Cristina Borsatti e la regista Marina Spada, ha seguito l'ultimo incontro dello scorso giovedì con la produttrice Simona Banchi e con il regista Maurizio Cartolano.
Ad introdurre la serata è stato il direttore artistico del Festival, Andrea Fioravanti, che ha riannodato i fili della manifestazione, sottolineando l'importanza di questo ultimo appuntamento, poiché espressione del gemellaggio con il Festival Libero Bizzarri di San Benedetto del Tronto che da diciotto anni esalta il valore socio-culturale del documentario.
Proprio dal Libero Bizzarri provengono i due lavori proposti nella serata di giovedì 29: 148 Stefano. Mostri dell'inerzia del regista Maurizio Cartolano e Franca la prima, la cui regia è stata curata da Sabina Guzzanti.
Prima di assistere alla proiezione dei film, il Professor Fioravanti ha presentato l'ospite d'onore della serata, Simona Banchi, una delle poche produttrici italiane e, per questo, esempio di donna fuori dagli schemi all'interno di un mondo prettamente maschilista come quello del cinema.
La Banchi, che è anche produttrice dei due documentari proiettati nella stessa serata, si è soffermata su un aspetto di forte attualità che coinvolge il genere femminile: la recente emancipazione delle donne anche nei ruoli storicamente 'ricoperti' da uomini (regista, produttore, montatore,...).
Dopo aver assistito alla proiezione del documentario dedicato alla morte violenta e tragica di Stefano Cucchi, si è aperto un dibattito acceso e coinvolgente. Già il titolo scelto aiuta a far aprire gli occhi allo spettatore, ponendo l'accento su una tragica realtà: prima di Stefano nel solo 2009, in carcere erano morte altre 147 persone. Il film ripercorre attraverso le testimonianze dei familiari e varie ricostruzioni gli ultimi istanti di vita del giovane, di cui tutti ricorderanno la storia. Trascorsi solo sette giorni dal suo arresto nel carcere di Regina Coeli, avvenuto per detenzione di hashish e cocaina, Stefano Cucchi muore il 22 ottobre 2009, all'ospedale di Roma Sandro Pertini dopo che vengono riscontrate gravi lesioni a gambe, viso, addome e torace. Coinvolti nell'inchiesta agenti di polizia penitenziaria e medici del carcere romano.
Il documentario dedicato alla scomparsa di Stefano nasce dall'intenzione di 'dar voce alla coscienza' , di spingere alla riflessione. Non vi si legge il tentativo di esprimere una forma di denuncia, con una voce fuori campo che guidi lo spettatore a certe conclusioni, ma si vuole piuttosto restituire dignità alla persona. Per questo è intriso di pudore, la figura di Stefano è cristologica ma, al contempo, spirituale, perché non vi sono immagini che sottolineano la violenza; come ha evidenziato il regista il documentario “non voleva colpire allo stomaco gli spettatori ma voleva farli riflettere!”
Dopo la proiezione del primo film è subentrata alla guida del dibattito Anna Lia Sabelli Fioretti, 'storica' giornalista umbra che, con delicatezza ed esperienza, ha introdotto il tema della violenza e del sovraffollamento nelle carceri dal quale, con il successivo intervento del regista, Maurizio Cartolano, si è sviscerato il lavoro documentario.
Il pubblico presente è intervenuto nel dibattito, dimostrando di sentirsi coinvolto e, a tratti, commosso dalle tematiche affrontate: si è sottolineato come i morti per droga non siano morti di 'serie b' ma meritino lo stesso rispetto degli altri, in quanto esseri umani e, a questo punto la parola è passata ad Andrea Fioravanti, che ha ricordato il più recente caso del giovane albanese, trovato morto pochi giorni fa a Perugia nel collegio dell'ADISU, per presunta overdose. Anche in questo frangente, traspare l'indifferenza di molti e la superficialità di chi dovrebbe 'smuovere le montagne' per fare giustizia e per restituire dignità ad un'altra vita che si è spenta prematuramente.
Alla serata hanno partecipato alcuni rappresentanti di Amnesty International ed esponenti del Comitato per Aldo Bianzino, il quale subì la stessa sorte di Stefano Cucchi, spegnendosi il 14 ottobre 2007, nel carcere di Capanne a Perugia, dopo essere stato arrestato per detenzione di marijuana. Anche sul corpo di Aldo furono rilevati segni di pestaggio.
Al termine del dibattito si è giunti alla conclusione della serata, cercando di alleggerire un po' i toni e rendendo omaggio ad un altro esempio di donna-coraggio, la grande attrice italiana, Franca Valeri che, nonostante il suo terribile male, ha scelto di non ritirarsi dalle scene. Nel documentario Franca, la prima, Sabina Guzzanti, definita dalla stessa Valeri 'sua erede naturale' ha voluto confrontarsi con 'l'inconfondibile volto della critica di costume degli anni '60'; “un incontro eccezionale fra due artiste uniche - ha affermato Andrea Fioravanti- che riescono a far capire, attraverso l'intelligenza affilata e imprevedibile della ragion comica, le grandi contraddizioni del nostro Paese.”
Maria Vera Valastro – Agenzia Stampa Italia