(ASI) "Ammore e malavita" narra le vicende di Ciro (Giampaolo Morelli), killer spietato della Camorra e uomo di fiducia del malavitoso Don Vincenzo (Carlo Buccirosso). La storia decolla quando Ciro disubbidisce agli ordini del suo boss, il quale gli aveva impartito l’ordine di uccidere l’infermiera Fatima (Serena Rossi), rea di essere a conoscenza della morte simulato dello stesso Don Vincenzo.
Quello tra Fatima e Ciro è un amore mai sopito, risalente all'età adolescenziale, tale da spingere il protagonista a mettere a rischio tutto pur di salvare la bella dalla sorte riservatale.
Dopo il primo “Song ‘e napule”, dove il neomelodico ed il poliziesco si fondevano per creare una deliziosa commistione di musica e azione, i Manetti Bros proseguono sulla stessa via con “Ammore e Malavita” dando vita ad un coraggioso musical che vede Napoli protagonista.
15 sono le canzoni che accompagnano il film, tutte con stili diversi e cantate dai protagonisti e tutte volte a scandire le fasi della storia d’amore tra i 2 protagonisti. Lo stile Musical inoltre, permette di raccontare la storia da diverse angolazioni alleggerendo la drammaticità di certe situazioni e creando il giusto equilibrio tra il serio e il faceto.
Abbiamo a che fare con la commedia, con la storia romantica, con un film d’azione e ovviamente, con il musical in cui emozioni e sentimenti vengono cantati con trasporto; l’ambientazione ricca di colori, le musiche ed il cast in stato di grazia portano lo spettatore ad innamorarsi del film fin dalla prima canzone.
Avevamo già potuto apprezzare Carlo Buccirosso, Serena Rossi e Giampiero Morelli in "Song ‘e napule" e qui hanno confermato il loro talento e l’immenso trasporto con cui interpretano i loro personaggi; facciamo quindi un plauso a Raiz degli Almamegretta, ormai attore collaudato e Claudia Gerini, moglie del boss e perfetta Malafemmena trash.
La pellicola ha riscosso un enorme successo di pubblico e di critica, facendo incetta di premi agli ultimi David di Donatello. Con "Ammore e malavita" hanno probabilmente compiuto il definitivo salto di qualità.
Dopo il notevole successo della trilogia “Smetto quando voglio” del regista emergente Sidney Sibilia, la commedia italiana compie un ulteriore passo avanti verso il ritorno a quei fasti che mancavano da 10 anni a questa parte nel genere. Indubbio il merito della scelta del dialogo dialettale, che ha favorito non poco la riuscita del musical, donandogli quella nota di colore che senza la contaminazione partenoepa avrebbe tolto colore e trasporto alla pellicola.
Alessandro Antoniacci –Agenzia Stampa Italia