(ASI) Non è un gran film, ha delle pretese che non mantiene, ma tanto la nomination è per la produttrice-attrice Nicole Kidman, intensa e sostiene il film.
Si può superare la perdita di un figlio di quattro anni? Fede, terapia di gruppo, dimenticando, aggrappandoci a ogni ricordo o oggetto? Questo è l’interrogativo che il film di John Cameron Mitchell, prodotto e interpretato da Nicole Kidman cerca di porsi, raccontando la vita e le difficoltà che Howie e Becca hanno nel ricominciare a vivere. Lui cercherà di aggrapparsi a tutto ciò che ricorda il piccolo Danny, lei cercherà di disfarsi delle cose, cercando di vendere la casa e allontanando il cane, ma sia la prima che la seconda soluzione porteranno a un profondo stato di insoddisfazione e malessere, portando i due protagonisti a momenti in cui perderanno il controllo o schiaffeggiando una donna al mercato, o facendosi una canna in auto e presentarsi poi in condizioni pietose alla terapia di gruppo,ma nel fare questo e altro i due protagonisti si allontaneranno e sembreranno perdersi, finché Becca incontrerà e pedinerà più volte un ragazzo che le ricorda qualcosa. Becca si scontrerà più volte con la madre che paragonerà la situazione della figlia alla sua in quanto anni prima in circostanze diverse aveva perso un figlio.Si affronta nel film il tema delle realtà parallele e la stessa Becca troverà questa prospettiva molto confortante perché in un mondo parallelo lei è felice. Nicole Kidman dà prova di un’altra grande performance solo che è vanificata dal film, talvolta noioso e che non porta niente di particolarmente innovativo. Probabilmente alla Kidman è particolarmente piaciuta la storia per deciderla di produrla e bisogna riconoscere che l’idea ci poteva anche stare, ma si poteva fare meglio. Il finale, per quanto prevedibile, è riuscito abbastanza bene.
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