Lo stesso Marcello Veneziani, nella rubrica Cucù del giornale per cui scrive, ha espresso chiaramente il mio pensiero. Ecco cosa indicavano le sue parole del 30 agosto, in un pezzo dove i protagonisti erano i film proibiti: “Pensate che grandi film, che grandi storie si potrebbero ricavare ad esempio da personaggi come Italo Balbo o il Principe Borghese, Bombacci, Durand de la Penne o il Duca d'Aosta, l'impresa fiumana o Codreanu in Romania. E che grandi film si potrebbero trarre dalla vita di Ezra Pound e Céline, Junger e Malaparte, D'Annunzio, Evola e Marinetti”.
Parole sante direi. Inchiostro speso per una gran causa, dottor Veneziani. Senz'ombra di dubbio.
Ebbene, tornando al titolo del mio articolo, penso a Cinzia T.H. Torrini, amante delle ricostruzioni storiche (un po' sue, un po' reali, un po' mielose), come Elisa di Rivaombrosa, o la recentissima Certosa di Parma, tutte protagoniste della sua regia.
Ebbene, cara regista Torrini, o cari/e colleghi/e non sarebbe il caso di cimentarsi in uno splendido film che abbia come oggetto l'Impresa del Vate d'Annunzio a Fiume? Sarebbe così insensato?
Riflettiamo un attimo. Un'avventura come quella del Vate sarebbe all'estero celebrata in tutti i libri di storia come un trionfo e avrebbe avuto rievocazioni storiche e ovviamente pellicole cinematografiche. In Italia, purtroppo ciò non accade, per svariate motivazioni. Ciononostante, non è detto che non si possa rimediare al tempo perduto.
La trama non sarebbe certo scontata: partenza da Ronchi di Monfalcone, ora Ronchi dei Legionari. Arrivo a Fiume. Sfondamento dei posti di blocco, possesso della città. I protagonisti sarebbero delle figure uniche: dal Comandante d'Annunzio, fautore della “Città di vita” al libertario asso pilota e futurista sui generis Guido Keller von Kellerer; dal poeta Giovanni Comisso a Leone Kochnitzky; da Marinetti a Mussolini; da Alceste de Ambris a Giovanni Host -Venturi. Non si scadrà mai nella banalità, visti i risultati in campo legislativo come la Carta del Carnaro, monumento al lavoratore superante di gran lunga tutte le costituzioni odierne. Non ci si annoierebbe certo a vedere l'amore di Fiume per i suoi legionari e viceversa, e la Reggenza del Carnaro tornerebbe a splendere sin quando un tale Cagoia, anche nel grande schermo, non si metterà per traverso.
Dimenticavo, non si può non iniziare il film con un certo incipit:
«Mio caro compagno, il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Anche una volta lo spirito domerà la carne miserabile... Sostenete la Causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio». La classe non era acqua. E nemmeno le intenzioni.
Qualche spunto, si può fornire, alla regista Torrini o ai suoi colleghi, se ne avessero bisogno. Sarebbe tuttavia il caso di pensarci, e di regalare al grande pubblico le emozioni che merita. Non solo i tedeschi con La Caduta hanno rimediato parzialmente alla loro damnatio memoriae sul nazismo, ma hanno dimostrato di essere perfetti ricostruttori e grandi interpreti. E noi, siamo davvero da meno?
Visti i progressi della cinematografia dal 1919, e visto l'anno corrente, non lasciamo passare il centenario invano, ma pensiamoci prima.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia
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