(ASI) Si è tenuto in data 2 aprile presso la sala Merini dello Spazio Oberdan di Milano il Convegno “Famiglia ed educazione, fondamenti della formazione scolastica”. L’evento è stato organizzato dall’AESPI (Associazione Europea Scuola e Professionalità Insegnante), in collaborazione con la Provincia di Milano e con il Patrocinio del Comune.
Sono intervenuti i relatori Gian Carlo Blangiardo, Professore ordinario presso la Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università degli Studi di Milano ‘Bicocca’ e Direttore del Dipartimento di Statistica nella stessa Università; Giulio Alfano, saggista e sceneggiatore, insegnante nei licei di stato e presso la Pontificia Università Lateranense; Francesco Paolo Menna, docente di Lettere e Filosofia per quasi un quarantennio nelle scuole superiori; Alfonso Indelicato, esperto di Comunicazione efficace e di Psicologia della Scrittura e insegnante di Italiano e Storia presso gli istituti secondari di II grado.
Ospite d’onore Mons. Dott. Giovanni Balconi e moderatore Giuseppe Manzoni di Chiosca, responsabile delle attività di aggiornamento dell’Associazione.
Nel corso del suo intervento, il Professor Blangiardo ha esposto la sua relazione in merito al tema “Riflessioni sul cambiamento demografico: dalla consapevolezza all’azione”. Partendo dal riferimento al volume curato dal Comitato del Progetto Culturale della CEI, intitolato “Il Cambiamento demografico. Rapporto-proposta sul futuro dell’Italia” (Laterza), si è passati ad introdurre il tema della trasformazione demografica in atto che coinvolge la sfera individuale e familiare. Ciò ha condotto ad una riflessione sull’origine dei meccanismi che sono alla base del cambiamento demografico e sulle modalità in cui essi si manifestano: i processi naturali (natalità e mortalità); quelli della mobilità territoriale (immigrazione ed emigrazione) e quelli derivanti da fenomeni intermedi (modelli di formazione e dissoluzione familiare, convivenze extramatrimoniali, le scoperte in tema di contraccettivi e di aborto,….). Accanto a questi aspetti il Rapporto- Proposta, come ha spiegato il Prof. Blangiardo, suggerisce anche varie modalità operative per gestire le trasformazioni in atto, analizzando il sistema economico e il tema delle politiche sociali.
L’intreccio fra i vincoli economici e la libertà di scelta delle famiglie conduce ad una riflessione su come evitare il rischio di un modello di sviluppo non sostenibile. Almeno in Italia è il nucleo familiare a determinare l’andamento dei processi demografici e a rendersi mediatore di decisioni individuali che si ripercuotono sull’intera comunità. A tal proposito il Rapporto- Proposta intende promuovere un Piano Nazionale per la famiglia, attraverso una strategia di sostegno (familymainstreaming) basata su quattro pilastri: equità nella imposizione tributaria e nelle politiche tariffarie; conciliazione famiglia-lavoro; contratti relazionali; politiche abitative a misura di famiglia. L’intento è quello di rendere più equa la società italiana, accostando al rispetto per l’ambiente naturale un’attenzione particolare all’ecologia umana.
Dietro alle grandi trasformazioni demografiche si nasconde, dunque, la famiglia: il calo delle nascite, il dimezzamento del numero dei matrimoni, l’aumento delle separazioni, il ritardo nell’uscita di casa dei figli sono tutti aspetti che vanno intesi come un nuovo modo di formare una famiglia tra le varie difficoltà che si presentano nella società odierna.
Il primo nodo del cambiamento demografico riguarda il ricambio generazionale: dai più recenti sondaggi emerge che il livello di ricambio generazionale è sceso sotto la soglia dei due figli per donna da più di trent’anni e ad incidere notevolmente sono i fattori economici. Anche il fenomeno dell’immigrazione risulta fortemente condizionato dagli stili di vita della popolazione autoctona e il suo contributo non basta a compensare le carenze degli italiani.
Un altro aspetto caratterizzante la nostra popolazione riguarda la difficile acquisizione di autonomia da parte dei giovani: il 40% dei maschi e il 22% delle femmine tra i 30 e i 40 anni vivono ancora in famiglia e almeno la metà di loro dichiara di starci bene. Il terzo nodo del cambiamento è rappresentato dall’invecchiamento demografico (la transizione dal sorpasso, già realizzato, tra nonni e nipoti a quello tra bisnonni e pronipoti). L’unica terapia adeguata a governare il cambiamento demografico pone al centro la famiglia che dovrà essere promossa, difesa e sostenuta attraverso l’applicazione del Piano Nazionale.
Il secondo intervento ha visto protagonista il Prof. Alfano, il quale si è espresso in merito al tema “Famiglia ed educazione”. La famiglia rappresenta il primo nucleo della società e la principale ‘agenzia educativa’, alla quale è assegnato il compito di allevare i figli, trasmettendo loro i valori del vivere sociale. La scuola, invece, è una “comunità educativa: non solo un luogo di socializzazione, bensì di formazione e di incremento delle possibilità che l’uomo ha in ‘nuce’.” Anche la scuola dovrebbe creare una sinergia con il contesto sociale al fine di favorire un senso di responsabilità condivisa e di garantire un futuro alla società democratica.
Negli ultimi tempi, purtroppo, il ruolo centrale della famiglia, è stato oscurato dal prevalere del liberismo capitalistico e delle leggi di mercato che hanno cercato di assoggettare l’istituzione familiare. I principali attacchi rivolti a quest’ultima si sono concentrati sull’affermarsi della prevalenza del sistema economico sui sistemi culturali, politici e sociali, ponendo la famiglia in un rapporto funzionale all’economia; sull’affermazione del primato delle leggi del mercato sulla società di cui la famiglia è fondamento e sul prevalere delle dinamiche della competizione di mercato su quelle sociali e sulla persona umana.
E’ l’affermarsi del primato del’individualismo sul solidarismo sociale e politico che tende a rendere l’uomo isolato rispetto ai sistemi sociali di cui fa parte, (come la famiglia) e assorbito dalle dinamiche del mercato. La famiglia rischia, pertanto, di essere completamente ‘schiacciata’ dal sistema liberista e dalle feroci leggi economiche. Questa assieme alla scuola è una realtà fondamentale del vivere civile e contribuisce a far comprendere all’uomo quali siano i propri limiti, orientando il suo pensiero verso un Dio trascendente e Creatore del mondo. Solo questa consapevolezza può far assaporare all’essere umano l’autentica felicità e solo il crearsi di un’armonia fra governati e governanti, all’interno di una società democratica, governata dai principi di ragione e libertà, consentirebbe di realizzare una ‘visione etica’ del processo dell’uomo e del cittadino.
Con il successivo intervento, nel corso del Convegno, del Professor Meana si è voluto ripercorrere la storia della famiglia dall’Unità ad oggi, soffermandosi sulle tappe più importanti di evoluzione e di cambiamento. Il momento più significativo è caratterizzato dallo sviluppo dell’urbanesimo e dell’industrializzazione che ha visto la fine della successione nella trasmissione del lavoro (da padre in figlio). Ma sono tre le fasi che hanno determinato il cambiamento: La ’ prima industrializzazione’, con il passaggio dalla famiglia complessa rurale alla famiglia nucleare coniugale che, a partire dal 1920 si diffonde anche nelle campagne. A seguire la fase di ‘modernizzazione fascista’, caratterizzata dalla concentrazione dell’età di nascita dei figli tra i venti e trenta anni, da una maggiore libertà femminile per un ridotto impegno nelle gravidanze e da un diverso sistema di conduzione familiare. In ultimo la fase del ‘miracolo economico’, con la ricostruzione degli incentivi demografici e degli aiuti in denaro che portano a mantenere, con altro nome, i presidi fascisti per la famiglia e prevedono un leggero intervento sugli assegni familiari.
Un quarto intervento sui ruoli della famiglia tradizionale nella visione freudiana ha visto protagonista il Prof. Indelicato. Partendo dall’accusa rivolta a Freud (come traspare dagli scritti dello psicoanalista viennese), di essere “distruttore della morale tradizionale e della moralità familiare”, ci si è soffermati su quegli aspetti che consentono di far cadere questa accusa. Freud non vede la famiglia come una trappola ma, piuttosto, come un luogo problematico ( e non necessariamente fonte di negatività per l’uomo). L’altro aspetto che sembra scagionare Freud è quello del superamento del complesso edipico da cui derivano: il recupero della figura del padre , la sua importanza nel definire la sessualità del figlio maschio e la definizione di omosessualità come ‘perversione’. In sintesi, lo psicoanalista austriaco appare come un sostenitore dalla famiglia nucleare coniugale, sia pure in una concezione che si allontana da quella tradizionale.
Possiamo concludere che, alla base dell’educazione civica e non solo vi sono la famiglia e la scuola. Occorre, pertanto, rivalorizzare la struttura scolastica e l’istituzione familiare rivalutando i ruoli e le competenze al loro interno e restituendo dignità a coloro che ne sono parte integrante. Solo in tal modo sarà possibile educare i giovani al rispetto e ai valori, creando un’autentica armonia con la realtà circostante.
Maria Vera Valastro Agenzia Stampa Italia