A fare tanto scalpore, suscitando indignazione da parte del mondo universitario, dei sindacati e degli organismi istituzionali della professione, era stata la proposta della Ferdinando Pessoa di stabilire, come unico requisito per l’ammissione all’ateneo, una quota annuale di 20 mila euro, che diventano 18 se la domanda viene presentata prima dei termini ultimi di iscrizione.
Condizione considerata inaccettabile, tanto da essere etichettata come “business della formazione” perché consente di bypassare l’iter per l’ammissione ad una facoltà a numero chiuso, previsto dalla legge italiana, grazie al pagamento di somme ingenti, che penalizzano le famiglie a basso reddito.
«Si tratta di una inaccettabile discriminazione che lede il diritto allo studio – queste le dichiarazioni del capogruppo di studenti per le libertà- azione universitaria, Erio Buceti - L’istituzione di questa succursale, che non prevede (a differenza degli altri Atenei italiani) un test d’ingresso, sarà utile a favorire soltanto gli studenti provenienti dalle famiglie più facoltose, perché solo loro saranno in grado di poter frequentare questa università, raggiungendo ingiustamente un titolo equipollente a quello conseguito da altri studenti di altre facoltà italiane».
Critiche dure anche da parte di Simona Caridi, consigliere al CNSU: «Non possiamo accettare che oltre duecentocinquanta aspiranti odontoiatri, fisioterapisti ed infermieri potranno scavalcare la lista degli ottocento previsti per legge iscrivendosi all'Università Fernando Pessoa. Come membro della commissione Didattica, mi impegnerò in prima linea per istruire e presentare alla prossima adunanza del CNSU una mozione diretta al Ministro dell'Istruzione Profumo contro l'istituzione di questa succursale».