(ASI) Il bilancio, a livello nazionale, dal 01.01.2023 ad oggi, indica che sono più di 8.500 le richieste, da parte di medici e professionisti della sanità, allo scopo di valutare la possibilità di lavorare all’estero.
8.500 mila professionisti della sanità, di cui 5 mila medici specialisti e medici di famiglia e 3.500 mila professionisti della sanità (70% infermieri, 15% fisioterapisti e osteopati, 5% farmacisti, 10% podologi/logopedisti/psicologi/tecnici di laboratorio/tecnici di radiologia). Più dell’90% delle richieste provengono dalle strutture sanitarie pubbliche, inoltre sono arrivate più di 3000 telefonate e richieste di informazioni sui social.
In particolare le maggiori richieste di fuga sono arrivate tramite email dalle seguenti regioni:
* Lombardia, 500 medici, 250 infermieri e professionisti della sanità; totale 750
* Veneto, 470 medici, 230 infermieri e professionisti della sanità; totale 700
* Piemonte, 450 medici, 200 infermieri e professionisti della sanità; totale 650
* Lazio, 450 medici, 200 infermieri e professionisti della sanità; totale 650
* Campania, 400 medici, 175 infermieri e professionisti della sanità; totale 575
* Emilia-Romagna, 350 medici, 150 infermieri e professionisti della sanità; totale 500
I medici specialisti che chiedono di lavorare all’estero sono soprattutto anestesisti, radiologi, ortopedici, medici di famiglia, medici di urgenza, chirurghi plastici, chirurghi generali, neurochirurghi, neurologi, ginecologi, pediatri.
Se da un lato negli ultimi cinque anni, numerosi, tra medici e professionisti, hanno lasciato il nostro Paese, dall’altro si registrano nuovi laureati in Italia e nuovi arrivi da paesi arabi, sud e centro America, Europa dell’Est, con un aumento del 45% negli ultimi tre anni. Un fatto dovuto principalmente alla carenza dei professionisti di origine straniera in Italia e all’articolo 13 del Decreto “Cura Italia”, che, tra le altre cose, ha disposto una deroga delle norme in materia di riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie. I medici ed i professionisti della sanità di origine straniera continuano così a collaborare e a contribuire all’arricchimento della sanità pubblica e privata, ma non vedono soluzioni e soprattutto politiche alle loro problematiche.
Foad Aodi - Agenzia Stampa Italia