L'Italia piange la scomparsa di un grande giornalista (ASI) Non é semplice tracciare in poche righe il ricordo di un sontuoso giornalista come Enzo D’Orsi. Penna sopraffina, raffinata, educata. Un uomo che andava oltre il suo tempo, che guardava avanti con la concretezza tipica di chi sa volare pur mantenendo ben saldi i piedi per terra.
Enzo era fatto così. La sua ironia e il suo sarcasmo diventavano coinvolgenti e contagiosi per l’interlocutore. Quando meno te l’aspettavi, ti piazzava la battuta mantenendo quell’aspetto serio che ti faceva sorridere ancor di più. Enzo é stato un maestro. Lunghissime le nostre chiacchierate quando tornava in Umbria, interminabili le nostre telefonate quando mi elargiva preziosi consigli. Le interruzioni erano determinate solo da una pausa caffè, rigorosamente fatto con la moka, Enzo non amava particolarmente le cialde o le capsule. Ricordo ancora i suoi racconti su Marcello Lippi a proposito del libro “Uno juventino ad Appiano” di cui ha curato la prefazione o la nascita e la morte di “Rigore”, il settimanale di calcio e cultura che punzecchiava i “poteri forti del calcio”, uscito durante le stagioni sportive 1999/2000 e 2000/01. Enzo era un gentiluomo, un leale amico e preziosa guida per noi più giovani. Un onore averlo conosciuto ed ascoltato. I suoi consigli preziosi, i suoi aneddoti, le sue confessioni su questo e quel personaggio le custodirò tra i miei più cari e preziosi ricordi. E adesso in alto i calici per brindare ed omaggiare un animo nobile che continuerà a illuminare il cammino di tutti quei giornalisti che avranno voglia di crescere ed ascoltare. Ciao Enzo, amico mio.
Raffaele Garinella per Agenzia Stampa Italia