(ASI) Che Napoli sprofondi non é certo colpa della pioggia che é e resta un fenomeno naturale, ma dell’incurante e approssimativa gestione del sottosuolo. Tutti sanno che esiste una Napoli di superficie, ed una sotterranea, delizia per milioni di turisti, e croce viva delle varie amministrazioni.
“Ma la cosa che, al di lá della cronaca di questi ultimi giorni, fa pensare è che a cedere é la Napoli costruita dai moderni, non quella pensata a voluta dai Greci, allargata dai Romani e poi gestita per quattro secoli dagli Spagnoli”. A farci riflettere sono le prime dichiarazioni dell’economista Gianni Lepre, consigliere del ministro della Cultura Sangiuliano e napoletano doc. “Via Morghen, Via Solimena, il cuore del quartiere Vomero sventrato da cedimenti che non hanno giustificazioni plausibili, in una zona della cittá nata durante gli anni ruggenti del boom economico, sia in senso edilizio che in quello infrastrutturale e viario. Quindi - ha poi continuato il noto economista - é semplice immaginare che al fondo di questa situazione ci siano delle responsabilità immense nella gestione, monitoraggio e cura del sottosuolo dell’intero perimetro collinare della cittá”.
“I cedimenti strutturali della rete fognaria a seguito dei cedimenti del manto stradale a causa delle forti piogge la dice lunga sulle leggerezze istituzionali che sono alla base di queste circostanze che una cittá internazionale come Napoli non merita” - ha poi proseguito il prof. Lepre che tra l’altro é presidente della Commissione Reti e Distretti Produttivi di Odcec Napoli.
Il prof. Lepre ha poi concluso: “sulla questione si sta interessando anche la Procura della Repubblica che bene fa ad indagare sulle responsabilità individuali e collettive di questa incresciosa situazione che getta discredito su Napoli capitale del Mediterraneo. Ma la questione va molto al di lá della mera inchiesta che può fare solo luce sulle questioni legate ai fatti, ma la cosa più importante é correre ai ripari con una gestione oculata del sottosuolo partenopeo che é e resta lo scrigno della nostra storia millenaria”.