(ASI) L’estensione del tempo pieno nella scuola primaria è un obiettivo presente nel programma di diverse forze politiche, da Azione-Italia viva al PD, da Forza Italia a Sinistra italiana-Verdi. Ma la sua attuazione è davvero fattibile o c’è il rischio che resti solamente uno dei tanti slogan elettorali "acchiappa voti"?
I calcoli di Tuttoscuola
Il conto alla rovescia per l’avvio dell’anno scolastico 2022-23 è ormai finito, mentre la campagna elettorale entra nel vivo. Il tempo pieno nella scuola primaria per tutti i bambini è uno degli obiettivi nel programma elettorale di diverse forze politiche. Nello specifico Azione e Italia Viva ne propongono la generalizzazione, il PD il potenziamento portando i livelli del Mezzogiorno a quelli medi del Centro-Nord, mentre Sinistra Italiana e Verdi aggiungono alla generalizzazione del tempo pieno nella primaria, anche il tempo prolungato di scuola secondaria di I grado. Forza Italia parla di tempo pieno nelle scuole di ogni ordine e grado, statali o paritarie, in tutta Italia, mentre il Movimento Cinque Stelle – che non menziona il tempo pieno del programma sintetico che è stato diffuso – affronta l’argomento nel programma integrale, puntando a potenziarlo.
Idee che costerebbero, secondo i calcoli di Tuttoscuola, oltre 12 miliardi di euro. Più del Reddito di cittadinanza, per dare un riferimento (costo 9 miliardi l’anno).
Il tempo pieno è in costante crescita da anni, ma resta ben distante dal 100 per cento delle classi. Nonostante il calo del numero complessivo di alunni e di classi registrato nel 2021/22 nella scuola primaria, la percentuale delle classi funzionanti a tempo pieno è aumentata, passando dal 37,2% del
precedente anno scolastico al 38,1%, mentre nelle classi funzionanti a orario normale la percentuale
è scesa dal 62,8% al 61,9%.
Secondo i dati ministeriali raccolti da Tuttoscuola, nel 2021/22 il 48,7% delle classi è organizzate a tempo pieno nelle regioni del Centro Nord, mentre nelle regioni del Mezzogiorno è del 20,6%.
Generalizzarlo, ossia estendere questo modello alla partecipazione di tutti gli alunni, trasformando tutte le classi a 40 ore settimanali di funzionamento, comporterebbe assumere nuovi docenti e creare nuove strutture e nuovi servizi all’interno delle scuole. Per generalizzare il tempo pieno sono almeno tre i livelli di spesa da affrontare, anche se non facili da quantificare:
- il costo del personale docente e Ata (a carico dello Stato);
- i costi per i servizi di mensa e di trasporto (a carico dei Comuni);
- i costi per nuove strutture o trasformazione di locali (a carico dei Comuni).
Lo studio di Tuttoscuola analizza gli investimenti necessari.
Tempo pieno: i costi per il personale scolastico
Sulla base della retribuzione iniziale, al lordo degli oneri riflessi a carico dello Stato, i docenti da assumere per generalizzare il tempo pieno in tutte le scuole sarebbero, secondo i calcoli di Tuttoscuola, 38.832 e comporterebbero all’erario circa un miliardo e 244 milioni all’anno; i collaboratori scolastici da assumere sarebbero invece 1.045 e comporterebbero un costo annuo di circa 25milioni.
Il costo complessivo per il personale scolastico necessario per generalizzare il tempo pieno ammonterebbe a circa un miliardo e 269 milioni annualmente.
Il tempo pieno: i costi per i servizi
Per il servizio mensa, considerato che mediamente un pasto costa al Comune circa 20/21 euro, e che gli alunni interessati sono circa un milione e 392mila, presenti a scuola per 165 giorni, l’onere complessivo annuo sarebbe di circa 4 miliardi e 759 milioni, in minima parte rimborsati dalle famiglie.
Le 7.900 scuole interessate al nuovo tempo pieno potrebbero avere un carico aggiuntivo di spese per il trasporto degli alunni, mediamente intorno ai 50mila euro all’anno, per un ammontare complessivo di circa 395milioni di euro annui.
Il costo di esercizio annuale complessivo per lo Stato (stipendi) e per i Comuni (mensa e trasporto) sarebbe in totale di circa 6 miliardi e 423 milioni di euro.
Tempo pieno: i costi per le strutture
Vi sarebbe poi l’investimento una tantum a carico dei Comuni per ampliamenti delle strutture o per nuove costruzioni (non meno di tre locali per ogni scuola, compreso il refettorio). Stimando in almeno 750 mila euro gli oneri per ogni scuola messa in condizione di accogliere il tempo pieno, la spesa ammonterebbe complessivamente a circa 6 miliardi di euro.
Tali spese si andrebbero a sommare ai suddetti costi di esercizio da sostenere ogni anno per 6,4 miliardi, una parte dei quali coperti dai fondi del Pnrr. Per dare un riferimento della rilevanza di questo investimento, il Reddito di cittadinanza è costato nel 2021 quasi 9 miliardi di euro (dati Osservatorio Inps).
Tempo pieno: i costi per portare il Mezzogiorno ai livelli del Centro Nord
Il PD non parla nel programma di generalizzazione, ma vorrebbe portare il tempo pieno nel Mezzogiorno ai livelli medi del Centro Nord. Per dare attuazione a questa proposta verrebbero trasformate 13.250 classi già funzionanti a tempo normale. In rapporto all’onere di generalizzazione, l’incremento di tempo pieno nel Mezzogiorno comporterebbe la spesa annua per il personale scolastico di 216 milioni di euro, mentre a carico dei Comuni la spesa complessiva iniziale sarebbe di circa un miliardo e 900 milioni.
La generalizzazione del tempo pieno nella scuola primaria, tra oneri sia a carico dello Stato che dei Comuni, comporterebbe un costo, in prima applicazione, di 12 miliardi e 423 milioni.
La proposta del PD di portare i livelli del tempo pieno del Mezzogiorno alla media delle altre regioni comporterebbe un onere complessivo di 2 miliardi e 112 milioni di euro.
L’approfondimento completo sulla generalizzazione del tempo pieno tuttoscuola.com