(ASI) Il 23 novembre 2011, presso il Teatro Sociale del Circolo Ricreativo per Anziani di Abano Terme, si è svolta una riunione tra tutte le componenti sindacali e i lavoratori del bacino termale euganeo. Fisascat Cisl, Filcams Cgil, Uiltucs Uil si sono riunite per spiegare ai lavoratori dei circa 150 alberghi dei comuni termali la drammatica situazione che si sta per abbattere sul territorio, nel silenzio ed indifferenza più generali.
Difatti, sebbene i comuni di Abano Terme, Montegrotto Terme, Battaglia Terme e Galzignano Terme presentino una peculiarità unica al mondo, ossia un polo di attrazione curativo che non ha pari nel suo genere, le dirigenze alberghiere si stanno adoperando in tutti i modi per distruggere il settore definitivamente e precarizzare tutti i lavoratori.
Le Terme di Abano e Montegrotto sono famose nel mondo per le loro proprietà curative. Sono sempre state un polo di attrazione lavorativa di maestranze provenienti da ogni regione d'Italia. L'intento delle dirigenze alberghiere è di stagionalizzare definitivamente il lavoro dei dipendenti, per renderlo alla pari dei colleghi montani e marini. Si tratta di un apocalittico ritorno al passato di quarant'anni orsono, quando la stagione cominciava a marzo e finiva a novembre, e Natale si passava dal titolare a chiedere la pia assunzione per l'anno successivo.
In netta controtendenza rispetto alle altre regioni d'Italia, dove si è cercato di destagionalizzare il più possibile l'offerta turistica, le dirigenze alberghiere del bacino termale Euganeo intendono, con la disdetta del contratto collettivo del 2007, e il termine dell'accordo ponte 2009, effettuare una vera e propria macelleria sociale. Difatti, coloro che dispongono di contratto a tempo indeterminato, rischiano di essere tutti licenziati per poi essere riassunti con modalità “stagionali”, e l'altro personale, già a termine, lo permarrà per tutta la vita, con enormi buchi contributivi e continui contratti a termine. Questi ultimi, difatti, verranno erogati sotto forma di disoccupazione dall'INPS in maniera massiccia, cosa che prima non sarebbe mai avvenuta.
Per evitare questo sfacelo, le organizzazioni sindacali chiedono: il rifinanziamento dellOBTA, ente bilaterale che eroga l'indennità di sospensione stagionale (bisogna ricordare infatti che il 90% degli hotel del bacino termale euganeo lavora 9 – 10 mesi l'anno, e poi si entra in “sospensione lavorativa”, ossia il 65% dello stipendio normalmente percepito) e la salvaguardia del contratto a tempo indeterminato, cosa indispensabile per il mantenimento dello stato sociale nel territorio in questione.
Le dirigenze alberghiere, che hanno già disdettato il contratto collettivo del 2007, si rifiutano di riportarlo in vigore con nuovi accordi, in quanto i contratti a tempo indeterminato presentano degli elementi considerati troppo esosi, come costo del lavoro: terzo elemento, premio anzianità e conseguenti scatti. La possibile cancellazione del contratto a tempo indeterminato, porterebbe a: maggiore flessibilità ingestibile, stagionalità (in netta controtendenza rispetto al resto d'Italia), aumento dei contratti a chiamata e personale non regolare, mancanza di scatti di anzianità, di ferie godibili: un disastro inaccettabile.
Il 28 novembre, vi sarà un incontro tra albergatori, provincia di Padova, Assindustria e sindacati. Se i presupposti della riunione saranno questi, ci si preparerà allo stato di agitazione. I sindacati inviteranno gli organi competenti a controllare la presenza di lavoratori non regolarizzati e contratti inappropriati (come il dilagare di quelli a chiamata, piaga di questi tempi); inoltre, verranno comunicati alla Procura della Repubblica tutti i controlli sulla sicurezza nel luoghi di lavoro.
Un caloroso appello va rivolto agli albergatori, affinché rivedano in tempo utile i loro intenti, poiché attratti dal miraggio del facile profitto e della stagionalità, non distruggano uno dei territori più produttivi e attrattivi d'Italia.
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