(ASI) "L'investimento in conoscenza è decisivo per il futuro del paese, per uscire in positivo dalla crisi”.
E' quanto dichiara in una nota il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, apprezzando le parole di oggi del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco che aggiunge: "Il governo Berlusconi l'ha sempre considerata unicamente come spesa, in realtà si tratta di un investimento per lo sviluppo. Riguarda soprattutto i giovani e il loro futuro ma anche la formazione continua e l'istruzione degli adulti. Le ultime rilevazioni denunciano in Italia un analfabetismo di ritorno che raggiunge il 38% della popolazione, così non c'è futuro. In particolare è giusto il riferimento al rapporto fra quantità e qualità di lavoro. Il Cedefop, l'agenzia della Commissione europea - aggiugne Fammoni -calcola che per il 2020 il mercato del lavoro europeo richiederà il 31,5% (in Italia siamo al 13%) di occupati con alti livelli di competenze e il 50% (in Italia oggi circa il 40%) con livelli intermedi. Nel nostro paese invece da molti anni, e in modo accelerato durante la crisi, le professioni qualificate calano e cresce il personale non qualificato che è quasi il 50% del totale (aumentato del 10% negli ultimi 3 anni). Siamo in totale controtendenza. Questa non è solo la realtà del lavoro, ma anche la foto allarmante del sistema produttivo".
Quanto ai salari dei giovani fermi ad un decennio fa, come rilevato da Visco, Fammoni osserva: “Veri e propri salari di ingresso su cui all'epoca la Cgil, ma anche con altri, fece con successo una battaglia oggi giustamente riproposta dal governatore ma da molti purtroppo dimenticata. La causa di questi bassissimi salari, che si somma all'incertezza del lavoro e al calo dei diritti, è rappresentata dalla diffusione abnorme della precarietà. Il dualismo del mercato del lavoro si supera garantendo stesso salario per la stessa attività e ammortizzatori sociali universali, qualunque sia la tipologia di lavoro, ma anche cancellando le tante forme di lavoro che in quanto tali provocano questi effetti: i falsi stage e tirocini, le false collaborazioni, il lavoro a chiamata, un lavoro con voucher che unico in Europa non paga un'ora di lavoro ma una prestazione che mediamente ormai si avvicina alle 2 ore, ecc... Altre ipotesi invece di superare il dualismo attuale tendono a preservarlo e addirittura ad aumentarlo. Quello che comunque urgentemente serve, concordo pienamente che è una priorità, sono politiche e scelte concrete per la crescita”, conclude Fammoni.