Brexit Coldiretti, senza accordo via libera a falso made in Italy

(ASI) Senza accordo la Gran Bretagna rischia di diventare il porto franco del falso Made in Italy in Europa per la mancata tutela giuridica dei marchi dei prodotti italiani a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) che rappresentano circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare tricolore.

E’ l’allarme della Coldiretti in riferimento all’ipotesi di Brexit senza accordo spinta dall'iniziativa del nuovo premier britannico Boris Johnson. Il Made in Italy resterebbe senza protezione europea e subirebbe la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione realizzati oltreoceano e nei Paesi extracomunitari come dimostrano – sottolinea la Coldiretti  - le vertenze del passato nei confronti della Gran Bretagna con i casi della vendita di falso prosecco alla spina o in lattina fino ai kit per produrre in casa finti Barolo e Valpolicella o addirittura Parmigiano Reggiano. Il rischio è peraltro che – continua la Coldiretti - si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane come ad esempio l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop), compresi prodotti simbolo del Made in Italy dall’extravergine di oliva al prosciutto di Parma, dal Grana Padano al Parmigiano Reggiano. A pesare sui rapporti commerciali in caso di No Deal e soprattutto l’arrivo di dazi e ostacoli amministrativi alle esportazioni, che scatterebbero con il nuovo status di Paese Terzo rispetto all’Unione Europea, dopo chele forniture agroalimentari Made in Italy nel 2018 hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro e classificano la Gran Bretagna al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese nel settore. Dopo il vino che complessivamente fattura sul mercato inglese quasi 827 milioni di euro, spinto dal boom del Prosecco Dop con 348 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è proprio l’ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro con 234 milioni, ma rilevante – continua la Coldiretti – è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva. Importante anche il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano per un valore attorno ai 85 milioni di euro. La preoccupazione che riguarda pero’ - conclude la Coldiretti - anche la Gran Bretagna che importa dall’Unione Europea quasi 1/3 del cibo consumato e che si troverebbe ad affrontare il rischio di scaffali vuoti come evidenziato dalle stesse indiscrezioni sul piano Operation Yellowhammer elaborato dal Governo in caso di No deal.

 
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