(ASI) Il terremoto, di questa notte in Emilia Romagna, ci ricorda che “la regione è soggetta da millenni a una spinta geodinamica” dell’Appennino verso il mare Adriatico. E’ fondamentale quindi porre attenzione a “come, quando e in che modo si costruisce” per evitare danni.
Lo spiega Gabriele Ponzoni, ad Agenzia Stampa Italia, segretario generale della Federazione europea dei geologi che raggruppa 45.000 professionisti appartenenti alle associazioni nazionali, del settore, presenti nel vecchio continente. L’esperto ricorda che è impossibile sapere quando avverranno gli eventi tellurici, ma non le zone a rischio. E’ fondamentale, pertanto, evitare la vulnerabilità dei nostri edifici, in quanto “i terremoti fino al quinto, o sesto, grado Richter non devono fare dei danni, cosa che noi in Italia purtroppo registriamo”.
Le Norme Tecniche delle Costruzioni sono state aggiornate – evidenzia il Consigliere nazionale dell’Ordine dei geologi - nel 2018 (un percorso che nasce da lontano a seguito del tragico evento calamitoso di San Giuliano) a causa di un sisma e prevedono “un approccio cautelativo, o di modellazione, in caso di terremoto”. Il problema sorgeva quando mancavano regole capillari, di questo tipo, in ogni comune. Alcuni edifici potrebbero avere oggi pertanto – puntualizza Ponzoni - “delle debolezze nei confronti delle attività sismiche e purtroppo alcuni eventi, come quello dell’Etna, lo dimostrano”. Molte abitazioni hanno infatti “subito danni”, nonostante l’evento tellurico non fosse di grande portata. Ammette, a suo avviso, la necessità in alcuni casi di “ricostruire gli edifici. Non possiamo girarci attorno. I materiali, nel tempo, hanno un affaticamento”. Suggerisce quindi di effettuare una scheda tecnica volta a identificare “le informazioni che abbiamo sottomano”, per poi “fare una grande pianificazione del territorio. Dobbiamo abituarci all’idea che le soluzioni valide per una regione, non è detto che lo siano per un’altra”. Delinea così uno schema preciso: “Si parte con una fotografia che ci restituisce il dato, andiamo a incrociarlo con quelli provenienti dalle zone di massima pericolosità e capiamo dove intervenire. Bisogna quindi iniziare ad attuare una pianificazione di medio – lungo periodo”. I costi di tutto ciò potrebbero essere “elevati se si agisse su scala locale”, ma “ al contrario se si agisse con una scala a livello industriale, governata da una struttura pubblica, ammesso che quest’ultima abbia le risorse e le capacità tecniche di gestire un lavoro del genere, scenderebbero anche parecchio (le spese. n.d.r.). Parliamo però di incidere sul valore vero del Paese, al di là del territorio che è stupendo. Il valore dell’edificato su cui impattano i risparmi degli italiani, andrebbe a proteggere quelli delle nostre famiglie e mettere al sicuro il futuro delle giovani generazioni”.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia