(ASI) L’Aquila – Sono passati precisamente otto anni dal terribile terremoto di magnitudo 5.9 che ha colpito l’Abruzzo e in particolare il suo capoluogo, L’Aquila. Le vittime furono 309, con 1.600 i feriti e 70mila sfollati, un bilancio disastroso che ci fa ricordare quella notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009 in cui tutti noi siamo stati accanto ai cittadini d’Abruzzo.
L’Aquila una città antica sfregiata nel cuore del suo centro storico che viveva di chiese, monumenti, case ed edifici storici e civili tra cui la Casa dello Studente e la Prefettura, simboli della tragedia.
Otto anni dopo molto è stato ricostruito ma ancora la strada è lunga, perché 6 mila bambini continuano a studiare nei container e i 44 milioni messi a disposizione tardivamente (circa 4 anni dopo il sisma) nel Comune abruzzese non bastano.
I container che ospitano le scuole a distanza di otto anni iniziano a dare segnali di cedimento per problemi di infiltrazioni, fognatura, pavimentazione e altre problematiche strutturali.
Nel frattempo molti sono già andati via dall’Aquila, infatti la città all’epoca contava circa 70 mila abitanti ad oggi rischia uno spopolamento tra residenti, professionisti, professori e studenti che venivano anche da fuori regione.
Ad oggi per la ricostruzione privata del post sisma del 2009 sono stati concessi circa 6 miliardi e 237 milioni di euro. In particolare, per la ricostruzione del Comune dell'Aquila e della periferia l'importo concesso ammonta a 4 miliardi 903 milioni e 537 mila euro. Per quanto riguarda invece la ricostruzione pubblica, l'importo richiesto ad oggi e' di 2 miliardi 143 milioni 738 mila euro circa di cui finanziato 1 miliardo 991 milioni 636 mila euro.
La paura ad otto anni di distanza è ancora quella di esser lasciati soli e di rischiare lo spopolamento della città. La stessa paura attanaglia i comuni di Amatrice, Norcia, Arquata del Tronto, Accumoli, Ussita e gli altri comuni del centro Italia coinvolti nel recente terremoto iniziato il 24 agosto scorso e che ad oggi ancora non hanno ricevuto tutti gli aiuti necessari per ripartire.
Edoardo Desiderio – Agenzia Stampa Italia