(ASI) Milano - In uno studio di via Petrocchi c'è un sindacato che illumina i meandri della burocrazia ai lavoratori immigrati che scelgono l'Italia. Consulenza o vertenze legali, l'Aslii è un ponte amministrativo per orientarsi. Dal 2007 Igor Parkuhuts e Marta Dyachyshyn sostengono l'unico sindacato per cittadini stranieri coordinato da stranieri presente a Milano.
«Per i nostri iscritti non c'è solo il nodo burocratico», racconta Marta Dyachyshyn che si occupa di contabilità, motivando la necessità di questo sindacato. «Il punto critico è la lingua, spesso motivo delle vertenze fra datore di lavoro e dipendente. Se i processi si concludono con la conciliazione bonaria, è utile però una mediazione quando, non potendosi o volendosi capire, la negligenza proviene da entrambe le parti».
«Agosto per le ferie non concesse e dicembre per le tredicesime mancanti sono i periodi di punta. Si rivolgono a noi molti domestici e badanti, per lo più ucraini e moldavi. Sette iscritti su dieci lavorano in casa e questo rappresenta il problema» spiega Igor Parkuhut, responsabile dell'associazione. «La definizione dei contratti è complessa, fra ore di lavoro non regolate e ferie non date, soprattutto se colf e datori convivono. Molte domestiche considerano vedere la tv parte dell'orario lavorativo. Gli altri pretendono un servizio 24 ore su 24. Di fronte al lavoro nero cerchiamo di chiarire la legge a entrambe le parti». Riferirsi alle 40 ore settimanali previste dal diritto italiano è difficile se si pensa all'assistenza no stop a un anziano malato di Alzheimer come alla manodopera di un muratore.
Dall'Ucraina vengono profughi di guerra, ma non mancano i richiedenti asilo dal Medio Oriente. In Lombardia sono tutti over 40 gli iscritti all'Aslii pagando il 60 euro l'anno, ma esistono anche giovani che non vengono segnati.
Come ripetono in Aslii, «Il lavoro in Italia è una realtà difficile, ma non deve essere lo stesso per chi vuole integrarsi. Non permetteremo negligenze per ignoranza o colpi d'astuzia».
L'Aslii offre un servizio informativo anche per la regolarizzazione dei documenti.
Sei anni fa l'istituto per le ricerche economiche e sociali riportava che otto lavoratori immigrati su dieci erano pronti a scioperare, perché i datori di lavoro e i sindacati discriminavano i dipendenti stranieri provenienti allora da 71 Paesi diversi.
Poi nel maggio 2016 alcuni problemi risolti, perché la tassa dei permessi di soggiorno è stata abolita per decisione della Corte di Giustizia dell'Unione Europea a cui si era rivolto il Tar del Lazio. Ora basterà il rinnovo con bollettino postale da 30,40 euro invece degli 80-100 da pagare periodicamente.
C’è anche il decreto flussi che pone un limite al numero di lavoratori stranieri che una provincia può accogliere in un anno (solo 30mila in tutta Italia). Così, fra labirinti burocratici fatti di documenti provvisori, Igor e Marta si pongono l'obiettivo di prevenire i conflitti. Solo le carte di soggiorno possono essere giustificate da 25 motivazioni diverse, ma sono tutte da disciplinarsi distintamente con altrettanti differenti procedimenti legali.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia