(ASI) Città del Vaticano - In occasione della Messa e dell’Angelus di domenica 25 settembre, Papa Francesco è tornato sul tema della mondanità, a lui tanto caro per i pericoli che nasconde.
Citando San Paolo della Lettera a Timoteo, il Santo Padre ha fatto riferimento a ciò che è fondamentale per un cristiano: “conservare il comandamento”. Come se ve ne fosse uno solo, o come se fosse più importante degli altri. In realtà il Sommo Pontefice ha voluto ricordare lo stile essenziale ed efficace dell’Apostolo delle Genti, che va sempre al cuore delle questioni. Nelle intenzioni di San Paolo vi è l’annuncio pasquale cioè la morte, la sepoltura e la resurrezione del Signore.
Il Papa, parlando rivolto ai numerosi catechisti intervenuti, in occasione del Giubileo dei Catechisti, ha ricordato che non vi è nulla di più importante che annunciare Gesù risorto. Il cuore della fede cristiana.
Da qui il collegamento con il comandamento nuovo di Gesù è obbligatorio:”Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Papa Bergoglio ha precisato come non sia possibile trasmettere la fede convincendo o imponendo la verità, ma solo e unicamente con l’incontro sincero tra persone, rispettose ed attente alla storia ed al cammino degli altri. “Il Signore non è un’idea, ma una persona”. L’unico modo per incontrare Dio è attraverso le persone concrete. Solo con messaggi semplici e veri, essendo accoglienti ed irradiando gioia. Non si può parlare bene di Gesù quando si è tristi. Il Pontefice ha messo in guardia dall’annunciare con paura ed ha incoraggiato la testimonianza anche attraverso nuove forme e modalità.
Entrando nel vivo del commento al Vangelo della domenica, Papa Francesco si concentra sulla parabola di Lazza e del ricco epulone, che egli definisce cieco perché non si accorge di chi soffre accanto lui. È la mondanità che gli ha anestetizzato il cuore e gli impedisce di guardare aldilà del suo mondo. “Non vede con gli occhi perché non sente col cuore”. Il ricco, secondo Bergoglio, è vittima del “buco nero” della mondanità, che ingoia il bene e spegne l’amore. Chi è colpito da questo morbo, preferisce i ricchi ed i potenti e non si accorge degli ultimi, “i prediletti del Signore”.
Ma Dio, dice il Papa, guarda proprio a chi è trascurato e scartato, con uno sguardo d’amore e di compassione, esattamente ciò che manca al ricco della parabola, tanto disinteressato agli altri, da perdere la sua identità. Egli, infatti, non ha neppure un nome. Mentre il povero Lazzaro non si lamenta e non incolpa nessuno della sua condizione, il ricco banchettatore, anche da morto pretende, si lamenta e vorrebbe trattare il povero come suo schiavo o servitore.
Ma il cristiano è chiamato, invece, ad essere un attento osservatore della realtà, tanto da capire chi ha bisogno di lui e da intervenire al momento giusto per condividere i beni e l’amore. Il cristiano non rimanda un gesto di carità o di affetto, perché è chiamato “oggi” ad intervenire secondo la volontà di Dio.
Il Papa ha invitato tutti gli ascoltatori, soprattutto catechisti, a procurarsi il tesoro in cielo, che si accumula qui sulla terra.
Ilaria Delicati - Agenzia Stampa Italia