I dati del Rapporto Giovani presentati in occasione del tavolo ecclesiale sul servizio civile (TESC).
(ASI) Roma. Il 91% dei giovani italiani considera il volontariato un'esperienza formativa importante. L'80,4% dichiara inoltre di essere "molto" o "abbastanza" d'accordo sul fatto che per tutti i giovani sia utile fare un'esperienza di impegno civico a favore della propria comunità, anche senza compenso in denaro. Difronte a questa ampia disponibilità ad essere coinvolti solo una parte limitata di giovani lo è finora stata effettivamente: solo poco più di un intervistato su dieci (11,7%) è impegnato o ha svolto un'esperienza di servizio civile e circa la metà (50,2%) non ha mai svolto attività di nessun tipo in ambito sociale.
Sono questi alcuni dei dati del Rapporto Giovani dell'Istituto Toniolo presentati questa mattina dal prof. Alessandro Rosina in occasione della tavola rotonda che si è tenuta a margine del Tavolo ecclesiale sul servizio civile (TESC) promosso dalla Caritas Italiana. All'evento che è stato aperto da S.E. Mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, sono intervenuti anche l' on. Donata Lenzi, della Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire e l'on. Luigi Bobba, Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Sempre dai dati del Toniolo si evince che i giovani italiani valutano molto favorevolmente il "Servizio civile universale" che il Governo sta attivando. Pur essendo attualmente poco conosciuto (il 10% lo conosce bene e il 36% ne ha sentito vagamente parlare), possiede caratteristiche che la grande maggioranza dei giovani considera utili e importanti: consente infatti allo stesso tempo di esprimere valori di solidarietà e arricchisce il proprio saper essere e fare con competenze spendibili anche nel mondo del lavoro (aspetto cruciale per il 95% degli intervistati).
L'80% dei giovani del Centro-Sud lo consiglierebbe senz'altro ad un coetaneo (la percentuale si abbassa di 12 punti percentuali nel Nord). Differenze simili emergono per genere: 80% per le femmine e 70% per i maschi.
La maggioranza è disponibile a prenderlo personalmente in considerazione. I più disponibili sono le donne, chi risiede al Sud e gli under 25. In ogni caso chi si dice assolutamente non interessato è solo una stretta minoranza degli intervistati (11% al Nord, 4% al Centro e 3% al Sud). Negli ultimi anni nei giovani è aumentata la consapevolezza che il successo professionale non dipende solo dal titolo di studio, ma anche da competenze che si acquisiscono fuori dalle mura scolastiche mettendosi direttamente alla prova con la realtà lavorativa e sociale. In tale contesto l'80,4% dei giovani italiani dichiara di essere "molto" o "abbastanza" d'accordo sul fatto che per tutti i giovani sia utile fare un'esperienza di impegno civico e sociale a favore della propria comunità, anche senza compenso in denaro. Solo una parte limitata di giovani, però è impegnata o ha svolto un'esperienza di servizio civile (11,7%) e circa la metà dei giovani (50,2%) non ha mai svolto attività di nessun tipo in ambito sociale.
Gli aspetti considerati più importanti per un'esperienza di questo tipo sono prima di tutto quello di "aiutare i giovani a crescere come persone" (96% concordano "molto" o "abbastanza" con questa affermazione) seguito dall'"arricchire le competenze utili per la vita sociale e lavorativa" (95%) e dall'incentivare la formazione di "cittadini attivi e intraprendenti" (94.3%). Molto alti, pur venendo dopo, sono anche gli aspetti più rivolti alle ricadute positive della propria azione verso gli altri ("esprimere valori di solidarietà" e "rafforzare il senso di comunità", rispettivamente al 93.9 e al 92.0%). La remunerazione non è l'aspetto più importante (anche se raggiunge una percentuale comunque piuttosto elevata.)
L'impressione è che in Italia ci sia una ampia domanda di partecipazione sociale dei giovani che non ha finora trovato adeguati strumenti di valorizzazione. I dati della ricerca del "Rapporto giovani" condotta a fine 2014 confermano ulteriormente questa impressione arricchendo ulteriormente il quadro in relazione anche alle nuove proposte del Governo appunto con il "Servizio civile universale".
Gli aspetti positivi dell'impegno civico e sociale sono maggiormente riconosciuti dalle donne e nell'Italia centrale. Le differenze emergono soprattutto quando ci si focalizza su chi risponde "molto". In tal caso i primi tre aspetti apprezzati nelle diverse ripartizioni geografiche risultano essere: al NORD l'Aiutare a crescere come persone (59,0%), al CENTRO lo Stimolare a diventare cittadini attivi e intraprendenti (64,5%) al SUD, l'essere anche un'occasione per arricchire conoscenze e competenze utili per la vita sociale e lavorativa (65,1%). Emergono inoltre differenze anche sugli aspetti considerati più importanti.
Nel Sud il consenso maggiore lo ottiene l'essere "occasione per arricchire conoscenze e competenze utili anche nel mondo del lavoro" mentre nel Nord prevale l'importanza di "aiutare i giovani a crescere come persone". L'aspetto di utilità per il lavoro tende quindi ad essere maggiormente sentita nel Mezzogiorno. In ogni caso, anche nel Sud dove le condizioni di lavoro e di reddito sono più penalizzanti, chi considera molto importante avere una remunerazione è la minoranza.
I valori civici risultano invece più forti nel Centro: "stimolare i giovani a diventare cittadini attivi" e "rafforzare il senso di appartenenza alla comunità" raccolgono molti più consensi qui rispetto alle altre ripartizioni.
I dati dell'indagine del Toniolo mostrano inoltre come i cosiddetti Neet - gli under 30 che non studiano e non lavorano - risultino, da un lato, quelli con meno esperienza di impegno sociale e, d'altro lato, quelli più interessati ad un'offerta con queste caratteristiche. Il 53% di essi dichiara un immediato interesse a svolgerlo mentre il 23% vorrebbe saperne di più per valutare meglio la possibilità di farlo.