(ASI) C’era una volta a Roma, nei pressi dello stadio Olimpico, il Ciak village luogo simbolo di un nuovo modo di fare cultura nella Capitale dove si realizzavano convegni, mostre fotografiche, spettacoli, musiche dal vivo e tanti altri eventi.
Nonostante il servizio reso alla comunità abbiamo dovuto, purtroppo, usare il passato perché un anno fa i carabinieri hanno chiuso la struttura in quanto abusiva ed ora le istituzioni della città vogliono demolirlo.
A dirigere la struttura c’era Donatella Baglivo, 59 anni, regista e produttrice cinematografica, che ha cercato di farne “un nuovo spazio policulturale realizzando un centro di riferimento culturale e artistico nell’area di Ponte Milvio e dintorni.” Nel corso degli anni qui era perfino nata l’Accademia Internazionale delle Sette Arti che avrebbe poi offerto corsi di cinema, teatro, televisione, comunicazione e marketing.
Per capire meglio la situazione abbiamo contattato la Baglivo, ideatrice e curatrice del progetto che ha tratteggiato un quadro molto cupo.
Le istituzioni le hanno ora concesso 30 giorni di tempo per procedere allo sgombro dell’area e permettere la demolizione della struttura, un lasso di tempo però non sufficiente per trovare “uno spazio dove poter custodire tutto il nostro materiale, tra cui 2000 ingrandimenti di foto di grande valore, tutti i nostri laboratori e tutto il materiale raccolto e prodotto in una vita, per il quale ho fatto molti sacrifici e sono perfino arrivata a vendere la mia casa, ora tutto rischia di finire nel nulla”.
Per salvare la struttura martedì scorso era anche stata organizzata una manifestazione a sostegno della struttura che però non ha dato gli esiti sperati. “La partecipazione purtroppo non è stata molta e soprattutto sono mancate totalmente le autorità. Avevamo invitato anche il sindaco Marino per mostrargli cosa siamo riusciti a creare dal nulla ma purtroppo non si è fatto vedere, come anche i rappresentanti della circoscrizione. Quando abbiamo ricevuto il controllo del tecnico del municipio ci ha detto che non pensava di trovare qui così tanto materiale di alto valore, speriamo che queste parole arrivino anche a chi di dovere. Ora non ci resta che scrivere alle più alte cariche dello Stato per evitare di ritrovarci in mezzo ad una strada”.
Da anni chi gestisce la struttura sta facendo un duro lavoro di cui sta beneficiando tutta la comunità, “noi abbiamo bonificato la zona che era una vera e propria discarica ed ora il Comune la rivuole indietro senza dirci però cosa intende farne. Molti rappresentanti delle istituzioni sono venute ed hanno preso parte alle nostre conferenze e tutte ci hanno sempre fatto i complimenti ma ora tutti tacciono”.
In un paese decadente come il nostro ancora una volta a pagare il conto più salato è la cultura e con essa tutti quelli che hanno dedicato la loro vita ad arricchire quella degli altri.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia