La pasta, simbolo di un'Italia sempre più in crisi

(ASI) La pasta è il principale prodotto italiano che, da anni, tiene alta la bandiera del Made in Italy nel mondo. In mezzo alle tante tradizioni regionali, c'e' una cosa che pare unire tutti gli italiani, senza differenze tra Nord e Sud: la passione per la pasta.

La crisi riporta la pasta al centro della tavola delle famiglie italiane, come negli anni del dopoguerra. Così, mentre il carrello della spesa diventa sempre più esiguo, la pasta è sempre presente nei piatti di dieci milioni di italiani che ne consumano 300 varietà diverse , classificate in base alla composizione e al formato, addirittura tutti i giorni.

Il risultato è che il consumo per persona in Italia è pari a circa 26 kg l'anno, l'Italia con 3,4milioni di tonnellate di prodotto resta leader a livello mondiale. Nel podio dei mangiatori di pasta sipiazzano dietro all'Italia il Venezuela, con 13 chili l'anno a testa e la Tunisia, con 12 chili l'anno. La sua genesi è ancora piuttosto controversa, gli studiosi hanno formulato molte ipotesi differenti e molte leggende si sono sviluppate intorno alla sua nascita. Alcuni archeologi hanno evidenziato in alcune pitture murali etrusche gli attrezzi per la preparazione di pasta fresca tipo lasagne. Sempre in tempi antichi si hanno notizie di paste fresche tipo tagliatelle in Cina, ma probabilmente è solo una leggenda quella che Marco Polo abbia importato dalla Cina la tradizione della pasta. Al momento del suo rientro in patria (1295), infatti la pasta era un prodotto già noto, citato in un documento risalente alla metà del XIII secolo. Una delle ipotesi maggiormente avvalorate è quella che afferma che la pasta secca sia stata creata in Medio Oriente e che sia stata introdotta in Sicilia e nel resto d'Italia a seguito dell'invasione araba. La pasta secca, infatti è documentata per la prima volta in testi musulmani intorno al X secolo, sotto il nome di "Ittrija".

L'uso di preparare la pasta fresca, invece, sarebbe da ricondurre ai Greci, che la chiamavano "Laganon". Dopo l'invasione araba, in Sicilia iniziamo a trovare produttori di pasta in varie zone d'Italia, innanzitutto nel napoletano, ma anche in Puglia, a Genoa e Firenze. Già nel 500 Gragnano era conosciuta come la patria della pasta di grano duro e a metà 700 la città ridefinì l'assetto urbanistico in modo da favorire l'essiccazione dei "maccheroni". Tra i primi piatti più famosi ricordiamo, le tagliatelle al ragù, le lasagne e i tortellini tutti rigorosamente bolognesi, la carbonara e l'amatriciana, specialità del Lazio, il risotto ai funghi porcini e gli agnelotti del Piemonte, i ravioli dell'Emilia Romagna, il risotto allo zafferano milanese, Risi e Bisi veneti, gli spaghetti alla chitarra abruzzesi, pasta " a lu fùrno o n'casciàta" tipica calabrese, pasta alla norma siciliana, orecchiette con le cime di rape della Puglia, le trofiette al pesto genovese tipico ligure, gli strangozzi al tartufo nero pregiato di Norcia specialità umbra assieme alle pappardelle al cinghiale. L'unità d'Italia, sognata dai padri del Risorgimento, oggi si chiama pastasciutta. "Maccarone, m'hai provocato e io ti distruggo adesso, io me te magno".


Francesco Rosati - Agenzia Stampa Italia

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