(ASI) Per prima cosa parlami di te.
Studio Relazioni internazionali all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Secondo anno. Classe 1994. Da sempre impegnato nella rappresentanza studentesca, dapprima come Rappresentante d'istituto del Liceo Aprosio di Ventimiglia, la mia città, e poi come Presidente della Consulta Provinciale degli studenti di Imperia. Dall'anno scorso faccio parte dell'Ufficio Affari Internazionali di StudiCentro, grazie al portavoce nazionale Virgilio Falco. Perciò ho partecipato a molti eventi degli studenti del PPE (European Democrat Students). E da ottobre sono stato eletto Vice Presidente di EUPAS in quota Studicentro.
Da dove nasce la tua voglia di fare associazionismo?
Da una grande passione per la politica e la rappresentanza, che mi è stata trasmessa da mio padre e mio fratello, e dal notare che molti studenti non conoscono le potenzialità della rappresentanza. Alcuni addirittura non sono a conoscenza del diritto di rappresentanza.
Come coinvolgeresti queste persone che non conoscono il diritto di rappresentanza o ne rimangono indifferenti?
La modalità che ho sempre adottato è quella di spiegare che c'è occasione di porre domande, di discutere con le istituzioni, che siano scolastiche o politiche, senza necessariamente scendere in piazza e spaccare vetrine. La rappresentanza che mi piace è quella del dialogo, delle assemblee.
I tuoi impegni sono innumerevoli, riesci a gestirli tutti oppure sorgono dei problemi?
Non particolarmente. Le organizzazioni sono in contatto tra loro e permettono un certo distacco tra un evento ed un altro. Il problema sorge coniugando rappresentanza e studio, ad esempio nel periodo di esami. Ma con un po' di fatica tutto è possibile.
La rappresentanza e l’attivismo possono essere un modo per affrontare la disoccupazione e la crisi che ha avvolto l’Italia?
Assolutamente sì. Sono strumenti che permettono di mettersi in gioco al 100%. Non piangersi addosso, ma cominciare a costruire dalle scuole e dalle università. Penso che il Ministero dell'Istruzione con il documento "La Buona Scuola" guardi proprio in questa direzione. Dare fiducia al futuro.
Pensi che l’istruzione italiana sia in ritardo rispetto agli altri Paesi dell’UE?
Ti dirò. La scuola italiana è considerata molto dall'estero. La nostra attenzione per la cultura umanistica, storica e letteraria appassiona l'Europa. Sulle lingue straniere invece qualche problemino c’è.
Cosa diresti ad un giovane che vuole intraprendere la tua strada?
Consiglierei di partire dalla passione. Se la meta è chiara e il carisma è puro, si parte come dei missili.
Ultima domanda. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Le porte aperte sono tante. Vorrei continuare gli studi di Relazioni Internazionali specializzandomi in European Studies a Maastricht. Poi, le passioni sono tante, ma sono quasi convinto che quella per la Politica non morirà mai.
Guglielmo Cassiani Ingoni – Agenzia Stampa Italia