Al centro della discussione le prospettive per lo sviluppo della città, sul cui tema sono stati chiamati a confrontarsi Giorgio Mencaroni, presidente della Camera perugina, Nicolò Savarese, architetto e Roberto Segatori, Ordinario di Sociologia dei Fenomeni Politici dell’Università degli Studi di Perugia. A moderare i lavori il giornalista Federico Fioravanti e ad intervenire al dibattito anche la dirigente della struttura organizzativa per il Centro Storico del Comune di Perugia, Carmen Leonbruni, il presidente di Confcommercio, Sergio Mercuri; Carla Cicoletti e Rolando Mancini dell’Università di Perugia, il critico d'arte Massimo Duranti e Giuseppe Capaccioni della Consulta del Centro Storico.
É stato il presidente Mencaroni, nel corso del suo intervento, a far notare come Perugia sia uno dei tanti centri investiti da "problemi di identità, crisi dei valori sociali, culturali ed economici che attaccano il profilo e la struttura del modello di aggregazione che si é evoluto nei secoli." La conclusione é che oggi occorre un cambiamento più radicale che interessi gli spazi urbani, abbattuti dalla recessione e dal conseguente disagio sociale.
“Per far rinascere Perugia bisogna che intanto si faccia un passo indietro – ha continuato Mencaroni. “É necessario riportare in centro le famiglie e le attività di supporto alle persone, azzerando le scelte che qualche decennio fa ne stimolarono l’allontanamento..... La responsabilità? Dobbiamo dividercele in molti: la politica che ha favorito l’esodo dei residenti dal centro storico, divenuto area per le facili locazioni di immobili, presto interessati da un inevitabile decadimento. E anche le imprese, che prima hanno seguito il richiamo dei centri commerciali esterni, al cui interno non hanno certo evitato la crisi ed oggi ripensano al centro, senza però avere la possibilità di tornarci”. Ancora Mencaroni:” “Dall’insula romana ad oggi, la città e il suo “centro” si sono sviluppati intorno alle botteghe artigiane, agli esercizi commerciali, ai servizi. E devono conservare nel tempo questa loro essenza vitale. Forse per affrontare il futuro dobbiamo ripartire proprio da qui, da queste istanze che, oggi, sembrano condensarsi nel concetto di smart city, espressione che sintetizza, per lo più, buone pratiche di partecipazione, elevati livelli di sicurezza, bassa incidenza della criminalità, un patrimonio culturale ben custodito. Una Smart City, se non è già una città sostenibile, per lo meno è una comunità sociale in evoluzione, mobilitata per crescere e per durare, ed anche per competere in fatto di economia, benessere ed inclusione sociale. Mi pare che per Perugia questa possa essere un obiettivo credibile verso cui tendere”.
E sulla necessità di ripopolare il centro storico della città e di "aprirsi alla contaminazione" si é soffermato il Prof. Roberto Segatori, sottolineando come Perugia abbia vissuto uno sviluppo straordinario fino agli anni ’70 "quando almeno tre elementi hanno concorso a darle un grande splendore, confermandola nell’immagine di città aristocratica e stabile: l’avvento della Regione, che completa l’identità di Perugia come capitale politico amministrativa; la crescita economica sospinta dalla vera esplosione di due industre cittadine, che riescono a competere su scala internazionale, quali l’Ellesse e la Perugina. Terzo elemento, la crescita dell’Università che dopo la legge che liberalizza gli accessi, attrae fino a 40 mila studenti”. Poi, come ben sappiamo, lo sviluppo del centro cittadino ha subito una battuta d'arresto e molte attività commerciali e di servizio sono state trasferite in zone periferiche...
É prioritario, dunque, per interrompere il declino, riportare la gente in centro migliorando l’accessibilità alla città. "Una notazione sul tema, banale ma significativa- ha continuato il Prof. Segatori- quanto tempo ci vorrà ancora per sperimentare a Perugia un radicale abbassamento dei prezzi di parcheggio? Non è possibile una città in cui le tariffe dei parcheggi sono così alte. Occorre lavorare sui trasporti, proprio in funzione di una migliore accessibilità verso il centro storico: il minimetro non basta, al massimo serve solo per l’ingresso da ovest. E poi, recupero di spazi urbani, come l’ex carcere di piazza Partigiani, che immagino trasformato in una cultur fabrik, dove i giovani vanno e sperimentano spin off creativi. Terzo, incentivare e se del caso sollecitare con ordinanze sindacali la manutenzione degli edifici di proprietà pubblica e privata. E città di eccellenza tecnologica, a cominciare dall’accesso WiFi free ovunque."
A conclusione del suo intervento il Professore ha ribadito anche la necessità di fare di Perugia una città più aperta alla 'contaminazione', al contatto e al confronto con le altre etnie, perché "una città di separatezze non affronta bene il futuro”.
E sull'importanza di relazionare la città di Perugia alle altre realtà territoriali si é soffermato anche l'architetto Nicolò Savarese, (fra gli autori del Dossier per la candidatura di Perugia 2019) . “Attenzione, ha detto Savarese, quando parliamo di città dobbiamo capire che questa non è necessariamente una concentrazione edilizia, è anche una struttura complessa, territoriale, regionale, in cui, però ci deve essere un punto centrale, un Hub, un punto di riferimento, la cui funzione fondamentale è quella di relazionare questa rete con il resto del mondo, detto in parole molto semplici. Allora uno dei concetti è l’Umbria, Perugia e l’Umbria. Purtroppo, non vi nascondo che una delle deficienze maggiori di Perugia, anche rispetto alla sua regione, al suo territorio, è di essere malamente riconosciuta come capoluogo e come capitale di questa regione. Questa è una condizione da modificare assolutamente se si vuole fare nascere realmente La Perugia del futuro”.
Maria Vera Valastro- Agenzia Stampa Italia