Per l'occasione sono intervenuti il Presidente Unioncamere Umbria, Giorgio Mencaroni, la Presidente del CRIF Perugia, Maria Zappelli Caldarelli, eletta coordinatrice regionale dei Comitati per l’Imprenditoria Femminile (CRIF), il prof. Sergio Sacchi, docente di Economia, Finanza e Statistica della facoltà di Economia dell'università di Perugia, il prof. Paolo Fratini, docente di Economia nell'ateneo perugino.
Come traspare dai dati emersi nel corso dei vari interventi sarebbe proprio l'imprenditoria femminile a 'far sentire la propria voce' nel territorio umbro e a farne riecheggiare l'eco nel resto del Paese. Le imprese amministrate e guidate da donne rappresenterebbero, infatti, il 26,8% del totale delle imprese regionali, mentre la media italiana sarebbe del 24,2%. Un traguardo importante che contribuisce a dare maggiore vitalità alla regione Umbria con le sue 22.053 imprese femminili che, secondo le analisi dei bilanci, sarebbero quelle che nel triennio 2009-2011 hanno più reinvestito in capitale di rischio, credendo fortemente in una ripresa.
Dall' intervento del presidente Mencaroni, è emerso come l'ente camerale umbro sia stato il primo nel nostro Paese a dotarsi di una banca dati per monitorare questo settore strategico dell'economia regionale: "Gli imprenditori hanno un dovere preciso, quello di capire da dove dobbiamo ripartire per uscire da cinque anni di crisi durissima che hanno messo a dura prova il tessuto produttivo dell'Umbria. Dobbiamo farlo, in ogni caso, con spirito propositivo, sapendo che nulla sarà come prima, mettendo a fuoco i tanti punti di forza che comunque ancora abbiamo. Sulla linea del nostro orizzonte, come ci ricorda l'economista Andrea Segré c'è una 'economia a colori' che porta in sè i semi della rinascita... una economia che dovrà puntare sui giovani, sulla innovazione, sulla 'green economy', sull'export, sull'artigianato creativo, sulle grandi potenzialità del turismo e sulle ricchezze dello straordinario territorio nel quale abbiamo la fortuna di vivere e lavorare.
Tra i semi della rinascita c'è l'impresa al femminile che in questi anni ha già fatto crescere una
pianta robusta. L'impresa umbra è più "rosa" di quella italiana: solo in tre regioni le imprese femminili raggiungono una quota, nel totale delle imprese, più importante di quella dell'Umbria. Questa vitalità ci conforta e ci fa sperare. E' una ricchezza da conservare e sulla quale dobbiamo continuare ad investire perché si sviluppi ancora e ci aiuti ad uscire più in fretta dalla crisi".
E a ribadire il concetto di vitalità dell'imprenditoria femminile in Umbria è stato il prof. Sacchi che, nel corso del suo intervenuto, ne ha voluto illustrare le dinamiche.
“In questi anni anni turbolenti il capitale donna si è mantenuto e ha continuato a produrre qualche frutto... la presenza dell'impresa femminile è uno dei dati positivi di questa nostra regione. Ci concentriamo sulle imprese attive femminili dell'Umbria che raggiungono il picco nel 2011 e poi registrano una certa flessione a causa della crisi. Il dato di sintesi del triennio 2009-2011 è comunque rassicurante. Il fenomeno dell'erosione su territorio nazionale non coinvolge più di tanto il tessuto umbro, poiché le nostre imprese 'rosa' godono di una preferenza rispetto alla media nazionale (8.23% delle imprese delle imprese dell'Italia centrale - 1.75% delle imprese italiane).
Naturalmente le realtà femminili risultano essere più piccole perché le donne operano in settori in cui mediamente le dimensioni complessive sono più ristrette...in Umbria è comunque possibile riscontrare nel comparto delle costruzioni la presenza di imprese più grandi rispetto alla media nazionale. Un altro aspetto da porre in evidenza è rappresentato dalla composizione societaria...le imprese femminili in Umbria sono un po' più ditte individuali che società di persone...”
E a soffermarsi, in un'ultima analisi, sui dati di bilancio delle società umbre al femminile è stato il prof. Fratini. Come è emerso dagli studi effettuati, il bilancio per le società di capitali femminili nel triennio 2009-2011 risulterebbe essere positivo. In questi tre anni le imprese amministrate dal “gentil sesso”avrebbero incrementato la loro presenza in Umbria passando dalle 1908 società del 2009 alle 1961 del 2011. La più alta concentrazione di imprese di imprese interesserebbe il settore G - “Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli“ (che coinvolge più del 20% delle imprese analizzate). A seguire il settore C - “Attività manifatturiere” e il settore L - “Attività immobiliari” che insieme con il settore G rappresentano il 43,29% del totale delle imprese femminili. Situazione diversa se consideriamo l'incidenza delle imprese femminili sul totale del singolo settore. Da questa analisi emerge che i comparti con una forte presenza di donne siano riconducibili al settore terziario ed in particolare a “Sanità e assistenza sociale” (Settore Q), “Altre attività di servizi” (Settore S) e “Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione” (Settore I): all'interno di questi comparti il numero di imprese femminili incide rispettivamente per il 49,43%, il 35,71% ed il 24,79%. A risultare sotto il valore medio di 16,11%, invece, i settori quali “Costruzioni”, “Estrazioni di minerali da cave e miniere” e “Fornitura di energia elettrica, Gas, Vapore e Aria condizionata”. Ad incidere maggiormente sul risultato finale sembra essere il settore “Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli”, “Attività manifatturiere” e “Sanità e Assistenza sociale”. I risultati di tali osservazioni si rispecchiano anche nella classifica delle prime cento imprese per valore della produzione e valore aggiunto. Le prime posizioni risultano stabili nell'arco del triennio e cinque dei primi dieci posti sono rispettivamente occupati da imprese del settore G - “Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli“ per l'analisi sul valore della produzione e del settore Q “Sanità e assistenza sociale” per la classifica sulla valore aggiunto. Ad essere soddisfacenti i dati degli utili aggregati e del patrimonio netto. Il risultato di esercizio, così come rilevato anche a livello regionale, presenta un andamento altalenante nel triennio preso in esame: da una perdita aggregata nel 2009 pari ad € 4.204.188,00 si è passati ad una perdita del 2011 di circa € 19 milioni, pur facendo segnalare una ripresa molto consistente al 2010 con un utile aggregato di € 8.215.331,00. La grandezza di bilancio Patrimonio Netto evidenzia invece un andamento stabile nei primi due anni del periodo di analisi mentre nel 2011 si assiste ad un crollo rispetto al 2009 del -5,98%. Per concludere è possibile affermare che il "calcolo di alcuni indici di bilancio per i settori rilevanti nell’imprenditoria femminile umbra fornisce un quadro d’insieme del tessuto imprenditoriale locale che mostra per tali imprese una situazione complessivamente soddisfacente con valori generalmente al di sopra di quelli rilevati per le società di capitali umbre nel loro complesso."ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione