Se questo è il principio, che appare inattaccabile sotto il profilo squisitamente giuridico, non si capisce come sia passato del tutto inosservato, e considerato invece legittimo, il “taglio” che è avvenuto (mi pare con lo stesso decreto) sulle pensioni dei poveracci, di quelli che a fatica sopravvivono con pensioni superiori ai mille euro, che non hanno più diritto alla rivalutazione monetaria. Significa che i professori, con straordinaria abilità ed altrettanta sensibilità, hanno finalmente individuato i “veri ricchi”, sui quali fare i tagli necessari per salvare l’Italia: dieci, quindici euro mensili, niente di più, qualcosa in più per tirare avanti, che rappresentavano un parziale recupero della perdita di valore della loro miserabile e, quasi sempre, unica fonte di sostentamento. Di fatto, è come se su di loro, gravasse un’imposta.
Prelievo illegittimo per le pensioni d’oro (politici, magistrati, manager), legittimo per le pensioni di bronzo. Nessuno, né i sindacati né le tante associazioni, che pure percepiscono soldi pubblici per tutelare i più deboli, ha sentito il dovere di protestare per la vergognosa ed intollerabile discriminazione, di rilevare l’illegittimità, sotto diversi aspetti, di una norma che era impossibile concepirla più iniqua e più ingiusta. Bravi professori, un’altra perla del vostro operato. Per i poveri ed i deboli le leggi non sono mai “irragionevoli e discriminatorie” , per una semplicissima ragione: ci vogliono i soldi anche per dimostrare, in questo Paese di caste che si proteggono a vicenda, l’illegittimità di una legge. Vergogna.
Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia
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