Una vecchia locandina di Vogliamo i Colonnelli (pellicola di Monicelli con Ugo Tognazzi) si trasforma in “NON VOGLIAMO I COLONNELLI” con i volti di La Russa, Storace, Gasparri, Matteoli posti sopra a quelle del manipolo di rimbambiti militari che col piano “Volpe Nera” cerca di conquistare il potere, con esito disastroso.
“Basta con padrini e figliocci, noi rispondiamo alla storia e all'Italia. Questa è la nuova generazione di destra!” scrive Lucia, seguita da Fulvio che secco sentenzia: “Un esercito ha più bisogno di soldati che di colonnelli”, forse richiamando ad una cultura più militante e meno avvezza al solo dare ordini.
Il “m'illumino d'immenso” arriva dalla giovane Lavinia che, in meno di una riga, sintetizza il malessere generale scaturito da un'eventuale nascita della “Cosa Nera”:
“Rinnovare per non morire”
Nel corso della manifestazione dell'11 Maggio a Roma, ad una nostra domanda in merito al possibile accesso degli ex Fli in Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni aveva così replicato: “Colonnelli? Io non parlo con i colonnelli, parlo con la gente” , sottolineando l'animo genuino e e battagliero della formazione da lei guidata.
Una posizione, in fondo, non molto diversa da quella più completa ed articolata espressa oggi in un articolo de Il Giornale:
“(...)Allora non è la destra che è morta. Sono solo tramontati quei colonnelli che hanno fatto finta di niente mentre la destra annaspava nell'acqua alta, come quelli che hanno preferito garantirsi una poltrona mentre tutti gli altri venivano falcidiati, o quelli che oggi sono rimasti disoccupati e s'interrogano sulla ricostruzione di Alleanza nazionale.(...)”
Parole piuttosto dure che sembrano voler tracciare il solco tra la nuova generazione politica che opera in FdI e la vecchia guardia 'aennina'. Un solco come quello che divise Romolo e Remo, ovvero definitivo: in fondo già il titolo del pezzo non lascia scampo ad equivoci, La destra non morirà mai. Ma si sono estinti i colonnelli . Prosegue Meloni:
(...) Spetta a un'altra generazione scrivere un nuovo capitolo di storia della destra. (…)
Ecco, la destra che vogliamo porta i valori nel cuore ma vuole superare astrazioni e toni comiziali, tuffandosi nel progetto dell'Italia del terzo millennio.(...)”
Altra frecciatina alle derive 'cosiste' post elezioni capitoline, arriva dal leader de La Destra Francesco Storce dalle colonne de Il Giornale d'Italia, con un articolo dal titolo piuttosto eloquente:
Nessuno si permetta di dare lezioni
Nel fondo il Direttore commenta i messaggi ricevuti sui social network da chi richiama ad una coesione tra le forze della destra e alla coerenza. E lui, che sei anni fa di questo periodo abbandonava “casa AN” in rottura con Fini, a sentirsi dare dell'incoerente proprio non ci sta:
“(...)Forse non si è capito che ciò che deve nascere o rinascere deve essere profondamente diverso quanto a metodi rispetto al passato. (…) Anche perché mi sarebbe facile chiedere se ce ne sia un altro in circolazione che sia stato capace di dimettersi da ministro per un articolo di giornale; se ce ne sia stato un altro capace di dire no al Berlusconi potentissimo del 2008; se ce ne sia stato un altro capace di dire no a Fini nel 2007 (...)”
Tutto pare sia partito da un Tweet pubblicato da Storace ieri sera:
Si intensifica il dibattito sul futuro della destra nel nostro paese
Parole alle quali risponde Gian Mario Mariniello, ex An con un passato da dirigente giovanile di Futuro e Libertà che, già nel suo blog, aveva affrontato la questione:
credo sia arrivato il momento di dire basta a polemiche ma serve gesto simbolico da ex colonnelli
Gesto simbolico al quale risponde divertito Storace: suicidio in piazza San Pietro?
Un nuovo intervento di Mariniello fa indispettire il Direttore che a questo punto non ha più tanto voglia di scherzare: nessuno può darmi lezioni (di coerenza).
A gettare acqua sul fuoco di quella che sembra voler diventare l'ennesima bagarre on line Cosimo Zecchi di Fratelli d'Italia che rassicura il leader de La Destra che nessuno “ha mai voluto darti lezioni di coerenza”. Tuttavia l'idea di fondo che sopravvive alla diatriba interattiva è sempre la stessa: i colonnelli hanno fatto il loro tempo, che sia stato in AN, PdL o in altre formazioni. E' ora che lascino spazio al nuovo.
Slogan e poster divertenti a parte serve, forse, non tanto un passo indietro ma un'ammissione di colpa e di fallimento. E “cosa nera” o no, servirebbe anche una profonda autocritica sugli ultimi vent'anni di storia della destra, da Fiuggi ai giorni nostri. Gianfranco Fini ci ha messo del suo a dare l'estrema unzione all'eredità del MSI, ma a quanto pare non sono pochi coloro che attribuiscono ai sodali di Fini una certa complicità politica ed umana al naufragio della destra italiana.
Marco Petrelli - Agenzia Stampa Italia