La promozione del Sassuolo in serie A e la promozione del Castel Rigone nella Seconda Divisione della Lega Pro, sono due eventi calcistici straordinari che, seppure diversi, hanno anche tante cose in comune, che sanno d’incredibile, per due piccole, addirittura piccolissime, località, se si considerano i campionati che andranno a disputare, per la prima volta nella loro storia, nella prossima stagione.
Sassuolo, con appena 42.000 abitanti, che non ha nemmeno lo stadio, tanto che la squadra, che ha raggiunto la massima serie, battendo all’ultimo minuto il Livorno, tutte le partite di serie B le ha dovuto disputate a Modena, e nel prossimo anno dovrà andare a Reggio Emilia.
Stesso evento (certo, in confronto, solo in miniatura) l’ha fatto il Castel Rigone, squadra di una frazione del comune di Passignano sul Trasimeno, con 406 abitanti, che ha conquistato la promozione tra i professionisti, vincendo a Scandicci, nei minuti finali dell’ultima giornata. Dietro queste meravigliose imprese sportive ci sono altrettanti eccezionali successi imprenditoriali. A Sassuolo c’è Giorgio Squinzi, grande industriale (presidente della Confindustria), che ha fatto fortuna con la colla e le piastrelle, nella terra a cavallo tra le province di Modena e Reggio Emilia, dove gli industriali si considerano l’Atene della ceramica. A Castel Rigone, c’è Brunello Cucinelli, il re del cashmere e del lusso, in una piccola regione come l’Umbria, diventata polo d’eccellenza nella lavorazione dei filati per l’abbigliamento di charme.
Mentre Squinzi si appresta a vivere la sua avventura, costruendo una squadra che sappia sfidare, con dignità ed orgoglio, i giganti del calcio nazionale, come Juventus, Milan, Napoli, Inter, ecc. Cucinelli, nella sua Solomeo, un paesino delizioso, dove vive e lavora, reso splendido dalle grandiose ristrutturazioni volute dal mecenate umbro a proprie spese, elabora progetti ambiziosi che solo qualche anno fa sembravano impossibili. Stadio nuovo, squadra nuova e rinforzata, non solo per rimanere stabilmente tra i professionisti, ma per scalare, da subito, senza porsi alcun limite, come ha fatto lui nella moda, le categorie che si teme di esagerare solo a nominarle. Ben vengano questi nuovi personaggi, ben vengano i loro prodotti, frutto del business imprenditoriale, ad esaltare, nel mercato mondiale, le eccellenze del made in Italy. E siano le benvenute anche le loro piccole, grandi squadre, rampanti ed ambiziose, generate dalla loro straordinaria passione sportiva.
Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia
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