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(ASI) Una pioggia così gli orvietani non la ricordavano dagli Anni Sessanta: oltre 300 mm in 72 ore e poi l’inferno. Acqua, tanta acqua e fango che ha vanificato anni di sacrifici di esercenti e imprenditori locali, una vera mazzata in tempi già duri di crisi.

 

Grande e immediata la solidarietà dimostrata dagli abitanti delle zone non colpite e di altre regioni italiane: tra gli ‘angeli del fango’ tantissimi ragazzi, molti in età scolare, che con stivali di gomma e pala liberano dalla melma case, negozi e aziende.

Umberto ha 17 anni, studia al liceo classico e con molti coetanei si è messo a disposizione delle vittime dell’esondazione.

 

Come è la situazione Umberto?

 

Dura. Lavoriamo sodo ogni giorno per bonificare le abitazioni e salvare il salvabile. Speriamo, nell’arco di 1 -2 settimane, a riportare la situazione a un po’ di normalità.

 

L’acqua ha colpito anche la zona in cui abiti?

 

No, perché il fiume Paglia è straripato nella parte industriale della città, a Orvieto scalo.

 

Quanti sono i volontari all’opera?

 

Noi studenti circa 200. Poi ci sono i ragazzi della Caritas, dei gruppi parrocchiali e di altre associazioni.

 

Quante ore lavorate al giorno?

 

Mezza giornata, dalle 14 fino a quando c’è luce. Il 14 Novembre siamo stati in servizio una decina di ore.

 

Di cosa avete maggiore bisogno: viveri, medicine, coperte?

 

Di braccia per spalare la melma e di finanziamenti per il rilancio della piccola e media impresa poiché l’acqua ha distrutto migliaia di euro di macchinari.

 

Che idea ti sei fatto di questa catastrofe?

Che dire? Una zona industriale edificata vicino ad un corso d’acqua senza forse aver prima valutato eventuali pericoli di esondazione, argini non efficienti,  calcoli sbagliati sull’effettiva portata del fiume.

 

Marco Petrelli-Agenzia Stampa Italia

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