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(ASI) Anche nella città di Perugia giunge l'eco del dramma del popolo siriano che sembra 'gridare aiuto' attraverso le parole pronunciate da Padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita italiano che per oltre 30 anni ha vissuto in Siria  dedicandosi al dialogo interreligioso e rifondando l'antico monastero di Mar Musa, luogo di incontro fra Cristianesimo e Islam. “Dall'inizio della rivoluzione siriana che vede contrapporsi forze governative e rivoltosi  il padre gesuita non smette di promuovere la non violenza e l'incontro fra le culture.” Espulso dal regime di Assad lo scorso 12 giugno, continua il suo impegno in territorio italiano ed europeo come testimone del dramma siriano e portatore di un messaggio di riconciliazione.

L'incontro, intitolato “Siria, tra guerra e speranza”, si è tenuto lo scorso 26 ottobre presso l'Oratorio della SS. Annunziata ed è stato organizzato dall'Istituto Giancarlo Conestabile della Staffa e da Luigi Piastrelli in collaborazione con Amnesty International, ASLI (Associazione Siriani Liberi in Italia), Circolo culturale Primo Maggio, FELCOS Umbria, Tavola della Pace e con il patrocinio del Comune di Perugia.

Dopo una breve introduzione affidata a Lucia Maddoli, Padre dall'Oglio ha preso la parola ripercorrendo brevemente la millenaria storia del popolo siriano, a partire dal terzo millennio a. C. quando la Siria inizia ad essere sorgente del fiume di civiltà mediterranea fra Egitto e Mesopotamia. E' Con l'arrivo degli arabi, portatori di una personalità di portata sorprendente per i testimoni di quella civiltà che si giunge, poi,  alla conoscenza del profeta  Muhammad e alla diffusione di un credo mistico-religioso che si si armonizzerà rapidamente con l'eredità di civiltà mediterranea.

Attualmente la Siria, considerata la punta più avanzata anti-israeliana della Mezzaluna Fertile (territorio comprendente anche la Palestina, la Giordania e il Libano), è teatro di una terribile guerra civile, determinata dal regime di Assad.

Bashar al-Assad, attuale Presidente siriano, succedette al padre Hafiz, nell'anno 2000. Appartenente al gruppo religioso minoritario degli Alawiti e mal visto dalla maggioranza sunnita del Paese si è reso artefice di terribili carneficine ed è stato definito dal rappresentante dell'Associazione Siriani Liberi in Italia “un cannibale che mai si sazia di uccidere”. E' il 15 marzo 2011 quando la popolazione comincia a riempire le piazze di Damasco e a protestare per la democrazia e per la liberazione dei dissidenti politici. Il conflitto tra le forze governative e quelle dei rivoltosi ha inizio con dimostrazioni pubbliche per poi divenire guerra civile nel corso del 2012. Le proteste sfoceranno in scontri sempre più violenti con l'obiettivo di spingere il Presidente siriano ad attuare le riforme necessarie per la realizzazione della democrazia. Ad oggi le vittime della guerra civile siriana risultano essere circa 35.000.

Durante il suo intervento Padre dall'Oglio ha voluto riportare le parole del primo ministro Monti in Israele: “l'italia condanna fortemente le atrocità commesse dal regime siriano contro il suo popolo e chiede a tutte le parti di fermare tutte le violenze e dare inizio a un processo politico che possa rappresentare tutte le anime del popolo siriano.” Ma come si può dare inizio a un processo politico se non cade il regime dominatore? E cosa si intende per processo politico? Ci si domanda. “In questi giorni – ha continuato Padre Paolo- anche in ambiente ecclesiale si è molto sentito parlare di 'riconciliazione'.

Si 'spende' questa parola per proporre una conservazione dell'attuale regime. Noi Vogliamo fare la democrazia di tutti i siriani per tutta la Siria ed unirci agli altri popoli arabi. Non siamo mai stati tanto arabi come in questa 'primavera', in cui i nostri giovani ci hanno insegnato a pensare in arabo oltre l'associazione a delinquere dei nostri dittatori e dei nostri sultani.”

Padre Dall'Oglio ha poi voluto indirizzare un messaggio agli ebrei che aiutano Israele, chiedendo solidarietà e cooperazione: “fatevi portatori della democrazia in Siria, della restituzione del diritto e della giustizia al popolo siriano- ha affermato il padre gesuita- e sulla base di questo principio sarà riappacificato il Medio Oriente.” Successivamente, rivolgendosi ai politici e ai diplomatici italiani, il Padre gesuita ha dichiarato: “Non nascondiamoci dietro il dito dei facili interessi, come si è cercato di fare in Libia, si continua a fare in Siria e in Israele. Troviamo il coraggio di difendere dei principi che, se ben difesi, saranno anche a vantaggio dei lavoratori italiani, dell'interesse nazionale più pulito e più giusto. Stiamo accanto alla resistenza siriana, ai giovani che muoiono per la libertà come hanno fatto i nostri 'padri', perché è quello il posto di una repubblica nata dalla resistenza e facciamo un grande lavoro diplomatico per riportare Russia e Iran alla discussione internazionale, per la corresponsabilità della pace nel Mediterraneo senza utilizzare la Siria come ring per fare a botte con questi Paesi. Cerchiamo di ridare alla non violenza l'autentica dignità senza che venga più utilizzata per screditare e affondare la resistenza siriana. Gli slogan della non violenza sono utilizzati in Europa per abbandonare al loro destino i siriani democratici! Che la non violenza persegua con i propri mezzi i fini democratici. Questo si deve dire e si deve promuovere: Solidarietà, Diplomazia, Non Violenza!”

Ed è proprio con le parole di Padre Paolo Dall'Oglio che cerchiamo di 'chiudere le porte' all'indifferenza, chiedendoci: “Quale riconciliazione per i siriani di oggi?!”

 

Maria Vera Valastro- Agenzia Stampa Italia

 

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