Come ha tenuto a specificare la Prof.ssa Marinozzi nel corso del suo intervento, a partire dalla metà degli anni '80, gli aminoacidi hanno rappresentato, per il gruppo di ricerca di cui fa parte, un importante oggetto di indagine scientifica che ha subito un'evoluzione assieme ai concetti di salute e di alimentazione.
Fino agli anni '90, il concetto di salute era sinonimo di assenza di malattia, oggi viene invece associato allo stato di benessere, che sottintende ovviamente l’assenza di patologie, ma che “si estende alla prevenzione e alla protezione dalla malattia, attraverso stili di vita adeguati che hanno il loro cardine in una dieta, attenta non più solo ai parametri nutrizionali degli alimenti, ma anche al valore funzionale, ovvero alla loro capacità di svolgere azioni benefiche sulla salute, nella maggior parte dei casi riducendo il rischio di sviluppare una determinata patologia.” Da questo si origina l’idea di concentrare l’attenzione sugli aminoacidi, “composti dall’indiscusso valore nutrizionale contenuti nella cipolla”, alimento di cui si fa largo consumo in tutti i Paesi del mondo anche in considerazione delle sue proprietà terapeutiche, note fin dall’antichità. Vi sono pitture raffiguranti le cipolle che risalgono agli antichi Egizi, ai Greci, ai paesi dell'Estremo Oriente e dell'India: in Egitto questo prodotto veniva adorato come una vera e propria divinità e le donne ne facevano delle ghirlande per i capelli al fine di allontanare gli insetti. In epoca medievale, invece, era diffusa la concezione che la cipolla fosse afrodisiaca e se ne faceva grande uso, anche al di là dell'ambito culinario. Nella società odierna sono riconosciute innumerevoli proprietà benefiche di questo alimento, fra cui il buon valore nutritivo, dato dalla presenza di sali minerali, vitamine e fermenti che aiutano la digestione e stimolano il metabolismo. Fra i vari impieghi terapeutici, la cipolla funge da antibiotico e antibatterico in dermatologia, da diuretico e depurativo ed aiuta a contrastare i raffreddori e gli stati infiammatori in genere.
A dare risalto alla produzione umbra di cipolle, concentrata nella zona di Cannara, (caratterizzata da un terreno sabbioso e dalle giuste condizioni di umidità) ha contribuito la Presidente della Regione, Catiuscia Marini che, nel corso del suo intervento, in occasione del convegno, ha dichiarato che questo alimento merita “l'importante e autorevole marchio comunitario di prodotto IGP (indicazione geografica protetta)” e che la Regione, assieme ad altre istituzioni locali e operatori privati è impegnata nel conseguire questo obiettivo. Considerando il 'valore economico' del prodotto bisogna operare per la salvaguardia e l'incremento della produzione locale attraverso lo sviluppo di tecniche innovative e di canali commerciali.
Per favorire tale sviluppo si sta lavorando al progetto intitolato 'Prospettive di innovazione, valorizzazione e riconoscimento della cipolla di Cannara attraverso processi di trasformazione agroalimentare' al quale collaborano, fra i vari soggetti pubblici e privati, il Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria, il Consorzio Cipolla di Cannara e l'Università degli Studi di Perugia , con l'intento di immettere sul mercato due nuovi prodotti: la mostarda di cipolla e brandy e il formaggio di cipolla.
E' bene sottolineare che la collaborazione da parte del gruppo di ricerca dell’Università, coordinato dal Prof. Benedetto Natalini, non soltanto ha attribuito valenza scientifica al progetto ma ha permesso di riflettere su quanto sia importante la sinergia tra Università e territorio affinché entrambi possano trarne i migliori benefici.
Maria Vera Valastro – Agenzia Stampa Italia