Sutherland, presidente non esecutivo della Goldman Sachs International, membro della Trilaterale ed ex presidente del gigante petrolifero British Petroleum e del Wto (Organizzazione mondiale del commercio), ha spiegato che la distruzione delle identità nazionali è "decisiva ai fini della crescita economica", in particolare in alcune nazione dell’Ue, e che le cose stanno così "indipendentemente da quanto possa risultare difficile farlo capire ai cittadini di tali nazioni". Della serie, del consenso popolare ce ne facciamo beffa.
Sutherland ha poi paragonato la situazione europea a quella di Paesi occidentali: "Gli Stati Uniti, come l’Australia o la Nuova Zelanda, sono società di migranti e quindi equilibrano le persone che provengono da altre culture più alla svelta di quanto non si faccia noi, che continuiamo a nutrire un senso di nostra omogeneità e di differenza dagli altri. Che è proprio quello che, a mio modo di vedere, l’Unione Europea dovrebbe scardinare col massimo impegno".
Infine, l'eminenza di Goldman Sachs ha criticato le restrizioni stabilite dalla Gran Bretagna nei confronti degli immigrati, affermando che la politica sta mettendo a rischio il tradizionale ruolo dell’Inghilterra quale "nazione tollerante e società aperta", e ciò sarebbe "enormemente dannoso" ai più alti livelli del suo sistema educativo, sia finanziariamente che intellettualmente, ed ha proseguito: "È molto importante che da questo Paese non si invii un segnale – sia ai potenziali studenti dei livelli più alti che ai quadri accademici – che mostri questo come un ambiente chiuso che richiede visti od altri tipi di permessi. Ed io temo che quanto sopra potrebbe essere visto così".