(ASI) Alla fine del lungomare di Beirut una serie infinita di yachts fanno da cornice alla baia, rinominata Zaitunai Bay, dove tantissimi ristoranti sono allineati per accomodare i locali ed i turisti, in un atmosfera che ricorda St. Tropez, o Dubai.
Si vedono bellissime e vistosissime donne libanesi sfilare con le loro borse di Louis Vuitton, in quello che è stato rinominato dal giornale del Golfo “Gulf News” come un nuovo parco giochi del lusso. Intorno a Zaitunay Bay appaiono maestosi anche il Four Season, e L’Intercontinental Phoenician, due hotel storici della città libanese, ed in fondo al porto c’è ancora l’Hotel St.George lasciato nelle stesse condizioni nelle quali si trovava quando proprio li venne assassinato Hariri, l’allora primo ministro libanese, che morì a seguito di una violentissima esplosione che distrusse anche la facciata del palazzo.
Un tempo l’albergo era il simbolo dell’era d’oro di Beirut, mentre oggi ha poco di simile ad un albergo e sembra uno di quei fortini militari della seconda guerra mondiale, abbandonati che si incontrano dalle parti di Cortina. Oggi la facciata dell’hotel St. George ha un poster a forma di segnale dello stop enorme con l’insegna: “Fermiamo Solidere”, il nome della società di costruzioni che ha bonificato tutta l’aerea di Zaitunay Bay e che ora vorrebbe trasformare l’albergo abbandonato in uno yacht club. La società Solidere venne formata nel 1994 dal primo Ministro Rafik Hariri, un uomo d’affari miliardario, che fece costruire anche l’imponente moschea celeste che porta il suo nome.
Prima della guerra civile del 1975-1990, il Libano era la capitale del mondo secondo il quotidiano “The Daily Star”,e l’hotel St. Gorge era il centro di Beirut, come lo è oggi l’Hotel Grey,a downtown.
Il St. George fu costruito nel 1920 e nel corso degli anni si è ritagliato la reputazione di angolo di glamour nella città libanese ospitando Elizabeth Taylor e Richard Burton, lo shiah di Persia, e l’agente/spia Kim Philby. Oggi i libanesi a malapena ricordano che li dove sorge l’albergo sulla “green line” o linea verde che segnava il confine tra l’est e l’ovest della città nel corse dei 15 anni di guerra civile.
Zaitunay Bay è un tentativo da parte dei libanesi di riacquistare il fascino che Beirut aveva negli anni 60 quando Brigitte Bardot era una di casa e la città era un porto in gran voga. Beirut come angolo di tranquillità in mezzo ai paesi Medio Orientali si è già conquistata una buona fetta di mercato considerando che la città ha oggi il potere di unire nonché ospitare una popolazione composta da 17 diverse religioni. Come tutte le cose meravigliose e ben riuscite apparentemente anche Zaitunay Bay ha il suo lato oscuro. La società Solidere, secondo un locale che ho intervistato ha espropriato la terra alla gente con l forza, a volte cacciandoli dalle loro case senza un briciolo di risarcimento, c’è gente che ha perso tutto ciò che possedeva e altri che invece ricevono una sorta di affitto per la proprietà confiscata. Il proprietario del St. George si rifiuta di vendere l’albergo a Solidere, che considera uno squalo senza morale.
Ciò nonostante Beirut merita essere vista ed esplorata e la gente libanese è tra la più accogliente che si possa incontrare in Medio Oriente a prescindere dal credo religioso, sciiti, sunniti e cattolici in egual modo danno al visitatore occasionale un’ospitalità a noi occidentali sconosciuta.