I jihadisti si confrontano sugli attentati e sfidano l'Occidente
(ASI) Dalle città del Punjab ai musei del Africa settentrionale, dal Pakistan alla Tunisia, dalla propaganda mediatica ai più rudimentali mezzi bellici, dal fucile al machete. Ogni artificio e qualsiasi tipo di minaccia sono buoni per una corte spietata che i militanti del terrorismo offrono alla propaganda della guerra santa, una lotta senza quartiere che non risparmia la manipolazione dei bambini e il contagio della paura attraverso l'ignoranza.
Se a Raqqa e a Mosul, rispettive città della Siria e dell'Iraq, i combattenti del califfato islamico portano avanti la loro campagna bellica, gli episodi che l'intelligence occidentale deve far cessare sono le infiltrazioni di simpatizzanti e appassionati terroristi che minacciano ormai quotidianamente le società democratiche. Qualche giorno fa venivano ricordate le vittime cristiane di Lahore in Pakistan, ora è il turno dei visitatori e dei turisti del museo "Del Bardo" di Tunisi.
La roccaforte della primavera araba vincente e della rivoluzione dei gelsomini che sola di fronte a tante anarchie, quale la Libia, quale la Siria, aveva trovato la strada per conciliare Islam e democrazia, sembra per qualche istante spezzarsi in un episodio di cronaca.
Oltre venti morti, una cinquantina di feriti gravi, la Costa Crociere italiana costretta a salpare dal porto di Tunisi con il dolore di quattro vittime italiane.
L'orrore fa ricordare perfettamente ai presenti l'assalto improvviso nel museo dell'arte romana dell'Africa settentrionale, emblema storico dell'incontro tra cultura occidentale e orientale, simbolo estremamente sensibile per qualsiasi fanatico estremista.
L'attentato compiuto da cinque militanti islamici è ricondotto logicamente ai gruppi terroristici vicini all'Isis che hanno finora seminato il terrore in Libia, data la vicinanza geografica con la Tunisia, ma non manca un dettaglio misterioso. Una sim telefonica ritrovata infatti nel kit di equipaggiamento di uno dei tre attentatori catturati. Questa sarebbe infatti direttamente collegata con l'Iraq, ma sintonizzata su "frequenze" di Al Qaeda. Per quanto improbabile sia questa pista, è interessante come diversi gruppi terroristici sembrino ormai sfidarsi sul campo del terrore.
Un panico incontrollato da seminare nei luoghi della cultura e della democrazia, nelle capitali dell'Occidente come in quelle musulmane moderate. Ogni pretesto sembra essere buono per portare avanti la propaganda a colpi di mitra.
La condanna dei Capi di Stato in Europa e in America era prevista e forse anche personalmente sentita. Rimane tuttavia la preoccupazione per i prossimi bersagli dell'area, tra cui l'Italia, e ovviamente lo shock per le prime vittime italiane del nuovo jihadismo. Certamente in tanta provocazione di terrore la reazione più bella è però la rabbia e l'orgoglio di quei tantissimi tunisini che sono scesi in piazza per manifestare il proprio dissenso contro il terrorismo, da musulmani e da donne e uomini liberi. Tutto questo non sparirà facilmente neanche con una massiccia raffica di proiettili. Nessun militante sembra essere in grado di uccidere lo spirito della modernità delle primavere arabe vincenti.
Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia
@NicolaoLorenzo