(ASI) Dagli Usa patria, almeno secondo i progressisti e politicamente corretti soloni dei nostri tempi, della civiltà e della libertà arriva una nuova notizia destinata a scardinare ulteriormente le fondamenta della nostra millenaria civiltà.
(ASI) Dagli Usa patria, almeno secondo i progressisti e politicamente corretti soloni dei nostri tempi, della civiltà e della libertà arriva una nuova notizia destinata a scardinare ulteriormente le fondamenta della nostra millenaria civiltà.
Tra circa un mese, per la precisione dal prossimo 11 febbraio, sui passaporti a stelle e strisce non compariranno più i termini padre e madre, in quanto discriminatori, ma i molto più alla moda, politicamente corretti ed impersonali, genitore 1 e genitore 2 a seconda del sesso.
La decisione è stata presa per evitare discriminazioni tra i vari, proprio così, tipi di famiglia.
Il problema è sorto dopo che nella patria delle operazioni umanitarie e delle guerre di pace sono stati autorizzati i matrimoni tra esponenti dello stesso sesso con lo smantellamento della famiglia intesa come unione tra uomo e donna.
I conservatori sono subito scesi sul piede di guerra e con Tony Perkins, numero uno dell’associazione in difesa della famiglia come la si intende dalla nascita dell’uomo, hanno definito questa innovazione: “Una terminologia che avanza la causa omosessuale e viola la legge sulla difesa del matrimonio, un istituto esclusivamente eterosessuale”.
Di tenore radicalmente opposto le dichiarazioni degli attivisti gay che tramite Jennifer Crisler presidente del Family equality council hanno sottolineato: “Sono termini più comprensivi madre e padre avevano assunto un significato discriminatorio. Non siamo più cittadini di seconda classe”.
Proprio così mamma e papà nel nuovo mondo imposto da una nazione senza storia, senza passato, senza cultura e con un senso della civiltà molto discutibile, sono termini discriminatori.
Questa volta ci sembra che si sia davvero passato il segno, in nome di una omologazione forzata della cultura sulle basi imposte dagli atlantici si sta finendo di scardinare non solo l’istituto familiare ma anche le più semplici regole del vivere civile.
ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione