Negli ultimi mesi, riferisce il vescovo, vi è stato un notevole aumento delle tensioni nell’arcipelago semiautonomo, in cui il 95% della popolazione è di fede islamica. L’assassinio di padre Evariste non rappresenta un fatto isolato, ma l’espressione preoccupante di un’ideologia estremista. «Alcuni fondamentalisti rifiutano l’esistenza di altre religioni che non siano l’Islam. I fedeli sono terrorizzati, perché sanno di essere diventati un obiettivo». Prima ancora dell’attentato molti esponenti del clero hanno ricevuto minacce e diverse Chiese sono state incendiate. «Il giorno di Natale un altro dei miei sacerdoti, padre Ambrose Mkenda, è stato ferito e a novembre uno sceicco moderato che invocava il dialogo interreligioso è stato sfregiato con dell’acido».
In ogni diocesi della Tanzania sono state celebrate funzioni in memoria di padre Mushi. Solidarietà è stata espressa anche dal presidente tanzaniano, Jakaya Kikwete, che ha promesso indagini rapide e accurate. Monsignor Shao tuttavia non si fida delle promesse presidenziali e accusa le autorità d’essere «rimaste in silenzio». Il vescovo esorta invece la comunità internazionale a fare pressione su Dodoma e Zanzibar «affinché venga posto un freno alla violenza». «Il governo deve garantire la sicurezza di tutti cittadini e specialmente delle minoranze. Per troppo tempo è stata consentita la promozione dell’odio interreligioso».
Anche padre Andrzej Halemba, responsabile internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre per i progetti in Tanzania e Zanzibar, denuncia l’aumento delle tensioni avvenuto in seguito all’arresto di alcuni attivisti islamici, tra cui il segretario del locale Consiglio degli Imam, lo sceicco Ponda Isha Ponda. A chiedere la liberazione degli estremisti è soprattutto l’associazione per la mobilitazione e la propaganda islamica Uamsho (“Risveglio” in swahili), un’alleanza che riunisce i maggiori movimenti musulmani e che mira alla secessione dalla Tanzania e all’introduzione della sharia come fonte principale di diritto. «Gli ultimi avvenimenti hanno causato grande preoccupazione in seno alla comunità cristiana – dichiara padre Halemba - Per questo ACS, insieme al vescovo Shao, si sta impegnando ancor di più nella promozione del dialogo interreligioso e della coesistenza pacifica».