Nove volte sono stato in Siria in circa due anni, testimone di un popolo innocente ucciso con la complicità dei petro-dollari e dei leader occidentali che, anziché condannare il terrorismo, chiedono le dimissioni di un presidente democraticamente eletto dal suo popolo. Un famoso calciatore è recentemente rimasto ucciso in un centro sportivo di Damasco durante una sessione d’allenamento, a causa di un attacco da parte dei terroristi a colpi di mortaio, quattro suoi compagni di squadra sono rimasti feriti dalle schegge. Ormai è chiaro: i terroristi vogliono la distruzione dello Stato e non la caduta del regime. In Siria gli attentati sono all’ordine del giorno e colpisco i civili. La strage di giovedì mattina ha provocato 60 vittime e centinaia di feriti, oltre ai molti danni materiali. Si aggrava di ora in ora il bilancio dell’esplosione dell’autobomba che si è verificata poco prima di mezzogiorno sulla centralissima via al-Thawra, nel quartiere di al-Mazraa.
L’Occidente continua nel suo silenzio lasciando Paesi come la Turchia e il Qatar operare liberamente nel Paese Arabo.
Oggi è più chiaro che mai che la guerra contro la Repubblica Araba Siriana mira a smantellare lo Stato e a costruire gli Emirati Salafiti. Appare inutile parlare di opposizione democratica, più corretto parlare di terrorismo jihadista sostenuto da una propaganda occidentale contro un Paese indesiderato dallo Stato Ebraico perché continua ad opporsi agli stravolgimenti degli equilibri regionali che garantiscono l’egemonia sionista.
Ho spesso visitato la Siria con colleghi italiani e siamo stati testimoni di una terribile guerra sostenuta dall’Occidente democratico, testimoni della verità nascosta della guerra jihadista. Miliziani venuti da tutto il mondo per uccidere, strumentalizzati per indebolire uno Stato sovrano. Dato il grande flusso di denaro e di armi, é difficile che ci sia un vincitore. E’ verosimile che la guerra durerà lunghi anni minacciando la stessa esistenza dello Stato Siriano, le sue comunità religiose che da anni convivono insieme.
Le uniche possibilità di una soluzione negoziale passano inevitabilmente per l’interruzione dell’invio di denaro e armi da parte di Turchia, Qatar e Arabia Saudita (anche se quest’ultima oggi è meno coinvolta in questo fenomeno).
Lo Stato siriano é convinto della soluzione politica. Il problema oggi è che i leader dell’opposizione che vediamo in tv non contano più e lo Stato siriano, per trattare, deve vedersela con tantissimi gruppuscoli di jihadisti mischiati con la delinquenza. Il sostegno internazionale potrebbe servire per isolare il terrorismo islamico. Invece l’Occidente cosa fa? Si limita a ripetere che Assad deve andarsene. E’ un gesto irresponsabile. Chi verrà al suo posto? Quelli che vivono all’estero, saranno i primi ad essere giustiziati dagli jihadisti. L’Occidente accetterebbe nuovi Taliban in Siria? Si dovrebbe arrivare ad una vera intesa tra gli Stati Uniti e la Federazione russa con il coinvolgimento dell’Iran e l’Arabia Saudita.
Il sostegno iraniano e di Hezbollah e della stessa Federazione russa deriva del fatto che questa guerra contro la Siria ha il chiaro obiettivo di stravolgere gli equilibri regionali e favorire una egemonia occidentale a discapito della Russia. L’obiettivo é quello di rompere l’asse dell’alleanza tra Siria, Iran e Hezbollah, contenendo inoltre l’espansione russa nella regione. La guerra contro la Siria è affiancata di progetti strategici diretti verso la Russia e la Cina in forte crescita. La Guerra in Siria è una vera e propria testimonianza della guerra fredda in atto. Pertanto per risolvere la situazione siriana si richiede una intesa internazionale tra le due superpotenze.
Chi sta soffrendo sono i cristiani siriani, decisi a difendere la loro patria. E’ bene ricordare che loro non sono ospiti in Siria, abitano questa terra da prima della nascita dell’Islam. Continuano a difendere il loro Paese, la loro terra, sono il punto di contatto tra l’Occidente e l’Oriente. Nessuno conosce l’Islam quanto i tre milioni di cristiani siriani. Mentre la guerra salafita ha come obiettivo l’annullamento degli altri, in particolare di cristiani e di armeni.
Molti cristiani e musulmani sono andati via e molti armeni sono andati in Armenia in attesa che la situazione si rassereni. In particolare, ad abbandonare la Siria, le famiglie armene i cui figli frequentano le scuole nel Paese del Centro Asia.
Talal Khrais – Agenzia Stampa ItaliaASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione