Se la scorsa estate avevano tenuto banco gli scioperi dei minatori, seguiti da una durissima e sanguinosa repressione, ora i disordini si sono spostati nelle campagne.
Sul piede di guerra sono infatti i viticultori locali.
Quello locale, a detta degli esperti, è uno dei vini più buoni del mondo ma ora l’intera produzione è messa in bilico dalle protesta dei lavoratori del settore, soprattutto nella zona del Western Cape.
Nei giorni scorsi gli addetti alla crescita dei vitigni sono scesi in piazza a De Dooms al centro della zona dei vigneti e si sono scontrati con la polizia che ha sparato proiettili di plastica e lanciato candelotti lacrimogeni.
Alla base della protesta ovviamente motivazioni economiche.
In Sud Africa, uno dei paesi economicamente più dinamici del mondo, attualmente per i coltivatori prevede una paga di appena 8 dollari al giorno; i viticultori chiedono che questa venga raddoppiata e portata a 17 dollari al giorno, cifra considerata appena sufficiente per condurre una vita più dignitosa in un paese all’improvviso scopertosi ricco dove il costo della vita è aumentato ma i salari sono rimasti invariati
La scorsa estate lo sciopero ad oltranza era stato dichiarato illegale dal governo che è pronto a fare lo stesso se continuerà l’astensione dal lavoro dei viticultori, con la polizia che si è detta già pronta a riportare l’ordine nelle campagne.
Come per il platino, anche per il vino i profitti della compagnie sono enormi e il lavoratori chiedono in qualche modo di essere ricompensati di più per il loro lavoro ma, come avviene da sempre nella società capitalistica, il governo difficilmente si pone dalla parte dei lavoratori.
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