"Dopo l'11 settembre - prosegue la Priest in un'intervista a Il Messaggero -, le agenzie che si occupano della sicurezza nazionale si sono moltiplicate. Ne sono cresciute migliaia nei singoli stati e a livello federale. In aggiunta ci sono quasi 2.000 compagnie private. L'indotto dell'industria militare ha interessi a entrare in questo affare. Non siamo ancora uno stato di polizia, ma poco ci manca".
La Priest agita inoltre lo spettro del Grande Fratello: "L'intelligence sa tutto di noi. Ci spia con una facilità incredibile e noi non possiamo neanche sapere come vengono spesi i soldi che versiamo per la difesa. Non c'è trasparenza fiscale. Questo meccanismo riduce le nostre libertà individuali, siamo sotto gli occhi di un continuo osservatore". Famosa per aver scoperto le prigioni segrete della Cia, la nota giornalista americana ha iniziato a tracciare la mappa dell'intero apparato d'intelligence americano, pubblicato in un libro dal titolo "Top Secret America".
Relativamente al vincitore di queste ultime presidenziali, Barack Obam, Dana Priest ha tutt'altro che elogi da rivolgergli: "Diversamente da quanto mi aspettassi, lavorare come giornalista investigativa durante il governo Obama è stato più difficile di prima. Nella campagna elettorale del 2008 Obama aveva annunciato che la sua amministrazione sarebbe stata più aperta e trasparente, ma non è stato così". Lancia inoltre un'accusa: "L'amministrazione Obama ha anche chiamato a giudizio persone sospettate di aver dato informazioni ai giornalisti. Nella storia recente degli Stati Uniti nessun presidente si era permesso di arrivare a tanto".
Redazione Agenzia Stampa Italia