I premiati: Enrico Mentana, Antonio Padellaro, Stefania Battistini, Giammarco Sicuro, Nello Scavo, Ennio Bellucci e Piero Paciello
(ASI) Enrico Mentana, direttore TG La7, Antonio Padellaro, presidente del Fatto Quotidiano, gli inviati di guerra Stefania Battistini (TG1), Giammarco Sicuro (TG2) e Nello Scavo (inviato speciale di Avvenire), Ennio Bellucci (TGR Abruzzo) e Piero Paciello, direttore della testata online L’Attacco di Foggia, sono i vincitori del XXI Premio Giornalistico Nazionale “Maria Grazia Cutuli”, istituito e promosso dal Centro Culturale “Luigi Einaudi” di San Severo, presieduto dalla prof. Rosa Nicoletta Tomasone. La cerimonia di premiazione si terrà il 18 settembre prossimo alle ore 10:30 al Teatro “G. Garibaldi” di Lucera. Presidente onorario del Premio Cutuli è Marco Clementi, corrispondente RAI da Pechino, membro della giuria con altri due premiati nelle passate edizioni, Hafez Haidar (candidato al Premio Nobel per la Pace e per la Letteratura) e Giorgiana Cristalli (Ansa), e con i docenti Ottavia Iarocci, coordinatrice per le scuole superiori, e Domenico Vasciarelli, segretario del Premio e del Centro “Einaudi”.
E’ la prima volta il Premio Giornalistico Nazionale “Maria Grazia Cutuli” si svolge a Lucera, col supporto organizzativo del Sindaco Giuseppe Pitta e della sua Amministrazione. Coordinerà i lavori il caporedattore della TGR Puglia Giancarlo Fiume. Al premio giornalistico si affianca quest’anno anche quello all’Eccellenza, assegnato a Francesco Spada, vice capo di gabinetto del Ministro del Turismo, originario di San Severo. Il Centro “Einaudi” insignirà inoltre del prestigioso Premio Rinascimento “Cavaliere Europeo di Carlo V” la prof. Manuela Mendonça, presidente dell’Accademia nazionale di Storia del Portogallo. "Non ci vuole coraggio ad alzare i muri, ci vuole coraggio a scavalcarli", afferma Rosa Nicoletta Tomasone, presidente di giuria del Premio Cutuli, nato "per non dimenticare e per promuovere la pace", citando una frase cara a David Sassoli, il giornalista del TG1 e Presidente del Parlamento Europeo, alla cui memoria è dedicata questa edizione. La presidente Tomasone leggerà, nel corso della cerimonia di premiazione, il messaggio che Alessandra Vittorini Sassoli le ha inviato per ringraziare d’aver dedicato il premio a David Sassoli.
Dall’istituzione del Premio eccellenti giornalisti della carta stampata e della televisione sono stati insigniti, dando così vita ad un Albo d’Oro davvero di gran pregio: Aldo Forbice, Giovanna Botteri, Elisabetta Rosaspina, Michele Santoro, Antonio Ferrari, Duilio Giammaria, Gabriella Simoni, Ferdinando Pellegrini, Tiziana Ferrario, Vittorio Dell’Uva, Lorenzo Cremonesi, Giovanni Porzio, Enzo Nucci, Giuliana Sgrena, Francesco Faranda, Pietro Raschillà, Pino Scaccia, Michele Farina, Francesca Sforza, Carmen Lasorella, Toni Capuozzo, Andrea Nicastro, Stefano Boccardi, Gabriele Torsello, Paolo Conti, Lilli Gruber, Ettore Mo, Barbara Schiavulli, Paolo Di Giannantonio, Lucia Annunziata, Carmela Giglio, Lucia Goracci, Carlo Bollino, Enzo Nucci, Marco Clementi, Enrico Bellano, Claudio Accogli, Marc Innaro, Elvira Serra, Mimmo Candito, Maria Giannitti, Alessandro Plateroti, Marcello Masi, Aldo Cazzullo, Maria Cuffaro, Alessandro Cassieri, Roberto Napoletano, Cecilia Rinaldini, Alberto Negri, Hafez Haidar, Andrea Iacomini, Flavio Mucciante. Targhe di Menzione Speciale sono state tributate a Giacinto Pinto, Giorgiana Cristalli, Sergio De Nicola, Grazia Leone, Beniamino Pascale, Francesco Giorgino, Goffredo Buccini, Massimo Sebastiani, Goffredo Palmerini, Desio Cristalli, Domenico Di Conza, Barbara Carfagna, Filippo Golia, Giorgio Fornoni, Gabriele Micalizzi (alla memoria), Andrea Vianello, Barbara Capponi, Simona De Santis, Giuseppe La Venia, cui vanno ad aggiungersi gli insigniti dell’attuale edizione.
Nel 2021, in un’edizione davvero eccezionale, il Premio è stato conferito a Papa Francesco e consegnato direttamente al Santo Padre da Rosa Nicoletta Tomasone e Domenico Vasciarelli nel corso di un’udienza in Vaticano. Il Premio giornalistico Maria Grazia Cutuli “Per non dimenticare e per costruire la Pace”, è un evento di caratura nazionale per la difesa dell’informazione, come condizione di libertà e di democrazia, e per la difesa dei diritti e della dignità della persona. Fortemente voluto dalla Presidente del Centro Culturale “L. Einaudi”, Grand’Ufficiale prof. Rosa Nicoletta Tomasone, il Premio, partendo dal “dovere della memoria”, si proietta nel futuro e verso quei Paesi ancora all’affannosa ricerca della libertà e della democrazia, e sintetizza il suo impegno nella promozione della Pace. Inserito nella programmazione di molte Scuole Superiori, iI Premio “Maria Grazia Cutuli” sollecita gli studenti a leggere, dibattere e confrontarsi, offrendo ai giovani uno stimolo per riflettere sui valori universali della Libertà e della Pace, che vanno coltivati assiduamente e difesi come i beni più preziosi per l’umanità. Il Premio Cutuli è anche un’occasione per avvicinare la grande stampa nazionale, attraverso i suoi giornalisti di punta, all’Itinerario Culturale riconosciuto dal Consiglio d’Europa “Le Vie di Carlo V”, del quale Rosa Nicoletta Tomasone è vice Presidente europea. Il Centro “L. Einaudi”, tra le prestigiose sue attività, annovera infatti studi e ricerche sull’imperatore Carlo V, promuove e realizza, con il Corteo Storico in costumi rinascimentali, importanti manifestazioni in Italia e all’estero, con lo scopo di accrescere e consolidare la rete di città aderenti al progetto “Le Vie di Carlo V”.
Doverosa, a questo punto, un’annotazione biografica su Maria Grazia Cutuli, cui il Premio è intitolato. Nata a Catania nel 1962, Maria Grazia si laurea in Filosofia con il massimo dei voti e lode all’Università di Catania. Entra subito dopo nel giornalismo, collaborando con il quotidiano La Sicilia e conducendo per l’emittente regionale Telecolor International il telegiornale della sera. Determinata, coraggiosa e tenace, si trasferisce a Milano dove inizia a lavorare per il mensile Marie Claire, ottenendo anche contratti dal settimanale Epoca. Diventata giornalista professionista, inizia una collaborazione con l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, maturando una cospicua esperienza sulle questioni di politica estera, diventata la sua grande passione. Dopo alcuni contratti temporanei di lavoro presso il Corriere della Sera, nel 1999 viene assunta stabilmente dal prestigioso quotidiano e subito destinata alla redazione Esteri. La svolta della carriera, e della sua vita, arriva due giorni dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, quando il giornale la manda in Afghanistan come “inviata”, con un temporaneo passaggio in Pakistan. Il 19 novembre 2001, mentre si trova sulla strada che da Jalalabad porta a Kabul, nei pressi di Sarobi ad una quarantina di chilometri dalla capitale afghana, viene assassinata insieme a Julio Fuentes, inviato del quotidiano spagnolo El Mundo, e a due corrispondenti dell’agenzia Reuters, Harry Burton e Hazizullah Haidari. I due afghani imputati per l’omicidio di Maria Grazia Cutuli, già condannati in Afghanistan a 16 e 18 anni e detenuti nel loro Paese d’origine, sono stati condannati con sentenza d’appello dalla Corte d’Assise di Roma a 24 anni di reclusione.
Infine qualche cenno su Lucera, la città che quest’anno ospita il Premio Giornalistico Nazionale “Maria Grazia Cutuli”. Lucera ha origini antichissime. Si narra, infatti, che il suo nome derivi da lessemi etruschi e che Diomede, giunto in terra dauna dopo la guerra di Troia, venerò la dea Minerva nel leggendario tempio a lei dedicato, situato nel bosco sacro che avvolgeva la città. Notevole la presenza di reperti di epoche diverse: da resti neolitici all’età del bronzo a testimonianze di epoca greca, dauna, a reperti di epoca romana e di età moderna. Alleata di Roma contro i Sanniti, Lucera venne elevata a colonia di diritto latino, con larga autonomia, propri magistrati e privilegi fiscali. Colonia militare in epoca augustea, nel primo secolo a.C. Marco Vecilio Campo vi fece costruire in onore di Ottaviano il maestoso anfiteatro, di forma ellittica, riportato alla luce nel 1932 e perfettamente conservato. Dominata dai Normanni fino al 1200, la storia della città si intrecciò con quella degli Svevi ed in particolare con quella di Federico II, che fece della città una delle roccaforti del suo potere e vi trasferì, nel 1224, una colonia della irrequieta popolazione saracena dalla Sicilia. Lucera sorge su tre colli, sul più alto dei quali l’imperatore Federico II fece costruire la sua splendida dimora, il Palatium (1233), circondato successivamente da imponenti mura a formare la maestosa Fortezza svevo-angioina che ancor oggi domina la città. Negli anni della presenza federiciana Lucera visse un periodo di grande sviluppo civile ed economico e si arricchì di splendide testimonianze dell’arte musulmana - palazzi, moschee, harem -, di cui tuttora si ritrova traccia, visitando la torretta saracena del XIII secolo o il quartiere che sorge nelle “vie alle mura” accanto a Porta Troia.
La stessa Basilica Cattedrale, magnifico esempio di stile gotico-angioino, è sorta agli inizi del Trecento sui resti di una moschea, per celebrare la vittoria degli Angioini sugli “infedeli” e dedicata a Santa Maria, patrona della città. Nello stesso periodo Carlo d’Angiò, principale artefice della sconfitta degli Svevi, fece costruire la Chiesa di San Francesco, oggi Santuario: all’interno sono custodite le spoglie del “Padre Maestro” San Francesco Antonio Fasani (1681-1742), il Santo di Lucera. Di grande bellezza anche le altre Chiese del centro storico cittadino, tra cui quelle di San Domenico, S. Antonio Abate, Santa Caterina, del Carmine ecc. Anche in epoche successive a quella angioina Lucera svolse un ruolo importante nell’economia del territorio, arricchendosi di nuove istituzioni, come l’Università, il Tribunale, la Biblioteca, il Teatro Garibaldi e di numerosi palazzi gentilizi. Molti di questi palazzi, per lo più privati, conservano splendide corti, arredi sontuosi ed affreschi originali: il centro storico è ricco di cortili, piazzette ed edifici di nobile architettura. Di fronte alla Cattedrale c’è il Palazzo vescovile, che ospita il Museo Diocesano; poco distante dal Duomo, all’interno del Palazzo De Nicastri, il Museo Civico “Fiorelli” offre numerosissime testimonianze sulla vita della città, dall’età preistorica fino ai nostri giorni.
Goffredo Palmerini