(ASI) "Qualche breve riflessione in merito ad un articolo apparso oggi sulla Gazzetta dello Sport “Lo scellerato Ricci e i mali della boxe".Apprendere la notizia di un grave reato operato nei confronti di un bambino è sempre traumatico, chiunque ne sia l'autore. Chi ama lo sport e più ancora chi è parte del movimento pugilistico ha provato rabbia e dolore nell'apprendere che un proprio campione fosse ritenuto protagonista di un episodio così grave.
La nostra condanna è stata ovviamente immediata e al di là dei provvedimenti che saranno adottati dalla giustizia ordinaria abbiamo rimesso gli atti alla Procura federale per l'adozione di quelli necessari alla tutela dell'onorabilità del nostro movimento.
La FPI conta oggi oltre trentamila tesserati . Nelle ottocento palestre affiliate siamo abituati a lavorare in qualsiasi luogo e condizione, talvolta anche in contesti difficili: in certe periferie urbane siamo una delle poche opportunità di integrazione e di socializzazione per ragazzi difficili e a rischio.
Verifichiamo quotidianamente che nella concreta realtà delle nostre palestre vengono recepiti quasi naturalmente i valori dello sport. Il rispetto delle regole e la lealtà nei confronti degli altri diventano solitamente i pilastri di riferimento per chiunque pratichi la nostra disciplina.
Si potrebbero portare centinaia testimonianze di ragazzi che proprio impegnandosi nel nostro sport sono stati recuperati ad una vita ordinata e sottratti al rischio di pericolose devianze, specie in alcune aree difficili del nostro paese. In generale la quasi totalità dei nostri tesserati recepisce in breve tempo un'etica rigorosa dei valori sportivi ed esce da questa esperienza migliore. In certi contesti cerchiamo di recuperare anche chi sbaglia mostrando vicinanza umana e al contempo assoluta fermezza nell'affermare il rispetto della persona, sempre e comunque, con una condanna intransigente di ogni tipo di violenza.
Siamo amareggiati per la vicenda di Mirco Ricci ma crediamo di non aver nulla da rimproverarci.
Un pugile professionista è tesserato quando ne ha i requisiti tecnici e sanitari ed è tenuto a rispettare le regole dell'ordinamento sportivo. Le nostre possibilità di controllo finiscono qui. Non è seguito quotidianamente dai tecnici federali come accade per i ragazzi delle squadre nazionali e in ultima istanza, come ciascuno di noi, è il solo responsabile dei suoi comportamenti e delle sue azioni private.
Dispiace e ci sembra ingiusto che ogni volta che un delitto riguarda un pugile, o un ex pugile, o anche uno che è entrato una volta in una palestra si tenda a generalizzare e a colpevolizzare una intera disciplina e la stessa federazione sportiva.
Ultima precisazione all'articolo citato. Davvero incomprensibile è la valutazione circa la “grottesca” presenza di Vitali Klitscko alla riunione di Firenze imperniata sul Campionato europeo di Leonard Bundu.
Il grande campione ukraino non era affatto lì per caso. E' venuto perchè invitato appositamente dal comune di Firenze e dal sindaco Dario Nardella, primo e sostanziale sostenitore della riunione, proprio per impreziosire e valorizzare l'evento. E aggiungo che è stato gentilissimo e prodigo di complimenti per l'ottima organizzazione. Che sul ring l'annunciatore l'abbia presentato non solo come il grande campione che è stato ma anche per essere l'attuale sindaco di Kiev mi pare non solo normale, ma anche doveroso. O magari crea stupore e rompe gli schemi che un campione di boxe possa diventare sindaco di una grande città?" E' quanto in merito alla vicenda Ricca ha dichiarato con un comunicato stampa il Presidente della Federazione Pugilistica Italiana Alberto Brasca.