Una corsa quasi interminabile, fatta da ben 34 giornate su e giù per l’Italia (da Trieste a Capo d’Orlando!), seguita poi da tre durissime serie eliminatorie. Come detto, ce l'hanno fatta Trento, Ferentino e Trieste: vale a dire due tra le favorite della vigilia ed una outsider di lusso, dalla grande storia alle spalle.
Se Trento - squadra allenata da Maurizio Buscaglia, ex coach del Perugia Basket (e con un altro ex come Marco Pazzi nelle sue fila) - e Ferentino erano infatti indicate dagli addetti ai lavori tra le squadre top del campionato, grande è stata la sorpresa nel vedere Trieste salire al “piano di sopra”, pur essendo giunta prima nel girone nord-est della DNA.
Per i giuliani la chiave di volta della stagione è stata certamente la grande voglia di riscatto dei quattro reduci dei “flop” di Omegna e Trento della stagione precedente; i vari Carra, Ferraro, Zaccariello e Gandini hanno saputo ben guidare una pattuglia composta da giovani molto interessanti (Ruzzier e Mastrangelo su tutti) e da un esperto “triestino DOC” come Moruzzi.
Risultato: dopo una regular season chiusa al primo posto, Trieste ha saputo reagire alla sconfitta in finale contro Ferentino e conquistare - nello spareggio contro un’altra rivelazione del torneo, la neopromossa Chieti dell’ex grifone Raschi e del "quasi biancorosso" Emanuele Rossi – quella promozione che riporta una città storica per la pallacanestro italiano a calcare nobili parquet, dai quali mancava da quasi un decennio.
Trento, dal canto suo, ha saputo riscattare la clamorosa retrocessione dello scorso campionato (dove invece era accreditata come favorita) e, approfittando del ripescaggio in DNA tramite la wild card, ha stavolta pianificato con calma la stagione. Partita un po’ a rilento e con tanti giocatori nuovi da inserire, l’Aquila tridentina ha cambiato però passo nei playoff. Dopo aver superato agevolmente Casalpusterlengo nei quarti, in semifinale ha dapprima dominato la Napoli di Bernardo Musso (letteralmente “cancellato” dal campo dalla super-difesa di Trento) e poi conquistato finalmente la promozione, superando pur con qualche affanno l’ottima Chieti.
Ciliegina sulla torta, la vittoria contro Ferentino, che ha laureato Trento "Campione d’Italia dilettanti": altra soddisfazione per coach Buscaglia, che sembra ormai lanciato verso palcoscenici di prestigio. Per Trento grande stagione del play argentino Forray, dei due lunghi atipici Marco Pazzi e Santarossa, oltre che dei giovani Spanghero, Fiorito, Negri e Pascolo: un team dalla panchina lunga e talentuosa.
Terza promossa è stata, come detto, Ferentino.
I laziali, guidati da un vero e proprio "calibro da 90" come coach Gramenzi (tante promozioni nel suo curriculum) e con il roster pieno di classe ed esperienza (Guarino, Carrizo e Gagliardo su tutti), hanno saputo anch’essi uscire fuori al momento giusto: dopo un difficile quarto di finale (derby contro Latina), Ferentino ha fatto l’impresa in semifinale, battendo la corazzata Omegna. Questo è stato certamente il risultato più inaspettato, alla luce della regular season in cui i piemontesi erano apparsi praticamente invincibili: ma la pallacanestro è bella proprio perché imprevedibile!
Sorprendendo i favoritissimi rossoverdi, dunque, Ferentino ha ottenuto la spinta per vincere anche la finale contro Trieste e raggiungere così uno storico traguardo: in Legadue ci sarà il derby ciociaro con Veroli, altra città che brucia di passione per il basket.
Passiamo ora alle note dolenti, le retrocessioni. Scendono in DNB Ruvo di Puglia (retrocessione annunciata, stante le difficoltà economiche) e - anche qui a sorpresa - la Virtus Siena, fucina di giovani talenti quest’anno però poco produttiva. Salve invece Firenze (squadra allenata da Riccardo Paolini, altro ex grifone) e Castelletto Ticino.
Siena ha certo valorizzato nel corso della stagione due “prospetti” interessanti come il centro Tessitori (conteso da diversi team di Serie A) ed il play Spizzichini, ma nel momento clou della stagione l’inesperienza si è fatta sentire, così come la sfortuna (Tessitori out in due gare decisive).
Risultato: seconda retrocessione consecutiva (Siena era stata infatti ripescata in DNA la scorsa estate) e progetto da riscrivere quasi da zero.
Per completare il quadro, diamo gli Oscar negativi della stagione. Omegna, Torino e Napoli sono state certamente le grandi delusioni, con la prima delle tre nominate (e per la seconda volta consecutiva!) che ha letteralmente gettato alle ortiche una promozione veramente dietro l'angolo.
Onore comunque agli oltre trecento tifosi di Omegna, che all'indomani dalla eliminazione hanno organizzato - alla presenza della squadra al completo - un cena il cui ricavato è andato in beneficenza. Un bel modo per accettare una sconfitta, ma anche una bella iniziativa per rilanciare con determinazione l'assalto alla Serie A.
Complimenti dunque a Trento, Trieste e Ferentino, cui auguriamo di calcare con profitto i campi della Legadue per dimostrare che, anche nel basket dilettanti, ci sono giocatori italiani che meritano palcoscenici di prestigio.
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