(ASI) Con l’onore delle armi e a testa altissima. L’Inter saluta la Champions League con una prova sontuosa e con il rimpianto che senza l’uomo in meno avrebbe certamente potuto osare. L’esito degli ottavi di Champions League sembrava scontato dopo il fischio finale della partita di andata. Troppo concreto il Liverpool, giovane e bella l’Inter, non ancora smaliziata per annichilire gli ex campioni di tutto. Inzaghi si auspicava una notte magica e nella città dei Beatles è andato vicino all’impresa.
Anfield Road è fortezza inespugnabile, tempio che ha consacrato Klopp, esaltato Salah e rifinito Manè. You’ll never walk alone scalda i cuori, difficile rimanere impassibili, non ce l’avrebbero fatta neanche i Visitors. Il Biscione è di tutt’altro sangue, gli è mancato solo un gol ma la prestazione merita solo applausi e consensi.
Una gara che ha comunque messo in evidenza la capacità dell’Inter di giocarsela contro chiunque, anche contro i Titani in maglia rossa. Eliminati ma non bocciati. In vista della difficile trasferta di Torino contro Juric - abile nel far giocare male le avversarie - Inzaghi può guardare al futuro con fiducia e serenità. Bisognerà valutare gli acciacchi di De Vrji e Brozovic, fondamentali in questo finale di stagione.
L’analisi
Primo tempo.Simone Inzaghi rimpiazza lo squalificato Barella con Vidal, nell’occasione con una inedita cresta bionda. In avanti spazio a Lautaro e Sanchez. Panchina per Edin Dzeko. L’inizio è di marca nerazzurra.
Brava l’Inter a costruire dal basso mentre il Liverpool fatica a chiudere le linee di passaggio. Apparente tranquillità fino alla mezz’ora quando Matip colpisce la traversa. Fortunata l’Inter che rischia ancora di andare sotto un minuto più tardi. Van Dijk colpisce di testa da calcio d’angolo ma non trova la porta.
Dieci minuti più tardi è l’Inter a sfiorare la rete con una punizione calciata da Calhanoglu. Alisson devìa ma non c’è nessuno pronto a ribattere in rete la respinta del portiere brasiliano. L’ultimo brivido lo corre Handanovic che vede sfilare di poco a lato una punizione dal limite ben calciata da Alexander Harnold. Fallo causato da Vidal su Jones.
Secondo tempo. De Vrji rimane negli spogliatoi per un affaticamento al polpaccio sinistro. Spazio a D’Ambrosio con Skriniar dirottato al centro. Dopo sei minuti è Salah a far tremare Inzaghi. Jota viene anticipato da Handanovic che non trattiene. Recupera l’attaccante egiziano che a porta vuota calcia incredibilmente sul palo.
Uno spavento che desta l’Inter da un apparente torpore e scrolla di dosso inutili timori. Lautaro Martinez si inventa un gol da cineteca dopo un quarto d’ora. Pallone in orizzontale di Sanchez e calcio ad effetto che lascia di sasso un incolpevole Alisson. Sembra il preludio ad una probabile rimonta ma un minuto dopo un ottimo Sanchez combina la frittata beccandosi un secondo giallo - e conseguente espulsione - che lascia l’Inter in dieci.
Inzaghi attende qualche minuto, incassa l’infortunio di Brozovic - da valutare le sue condizioni - poi ridisegna la squadra inserendo Darmian, Correa e Gagliardini per Dumfries, Lautaro e Brozovic. Un riassetto tattico che per poco non costa caro ai nerazzurri. Salah colpisce un altro palo facendo disperare Klopp. Non succede praticamente più nulla fino al triplice fischio. L’Inter esce tra gli applausi e con la consapevolezza che la crescita in Europa c’è stata.
Il simpatico buffetto
Skriniar e Bastoni: chiusure ottime in una partita eccellente della coppia difensiva.
Lautaro Martinez: segna il gol più bello della sua avventura in Champions League. Non poteva scegliere teatro migliore di Anfield Road. Divino il tocco a giro che beffa Alisson.
Le rasoiate
Sanchez: disputa una partita di qualità e quantità. Suo l’assist vincente per Lautaro, sue le invenzioni migliori. Nota di demerito per il doppio giallo che costringe l’Inter all’inferiorità numerica nel periodo migliore della partita.
Vidal: abulico nel primo tempo, costante e in crescendo nella ripresa. Servirebbe maggiore continuità.