(ASI) Finalmente un Italia bella e convincente come non la si vedeva da un po'. La vittoria degli azzurri contro la Polonia, oltre che risultare fondamentale in termini di classifica per il girone di Nations league, ci ha lasciato segnali estremamente positivi per il futuro.
Mancini ha cercato di dare una netta sferzata all'impostazione della nazionale degli ultimi anni. La missione del ct azzurro é stata quella di aumentare la qualità della nazionale, al fine di migliorare il giro palla e dare fluidità alla manovra.
In difesa il tandem Bonucci-Chiellini da ormai ampie garanzie, mentre sugli out difensivi Florenzi a destra e Biraghi a sinistra assicurano, oltre che una certa affidabilità in copertura, una buona e costante spinta in fase offensiva.
Ma il vero fiore all'occhiello dell'Italia vista stasera é il reparto di centrocampo. Verratti, Jorginho e Barella hanno fraseggiato continuamente, destabilizzando la mediana polacca e rendendo il possesso palla azzurro particolarmente efficace. In particolare la prove del playmaker del Cagliari é stata eccezionale ed ha confermato il processo di crescita intrapreso dal classe '97 nell' ultimo anno.
Davanti Federico Chiesa é parso il più ispirato e con i suoi strappi e le sue accelerazioni ha creato superiorità numerica e messo. In notevole difficoltà la retroguardia avversaria. Insigne a sinistra si é distinto in fase di rifinitura ed ha pennellato palle al bacio per gli inserimenti dei compagni. L'unico che non ha convinto a pieno é stato Federico Bermardeschi, quasi mai nel vivo dell'azione e autore di un errore gravissimo sul colpo di testa spedito fuori da 2 passi sugli sviluppi di un traversone da sinistra. Un plauso Mancini lo merita anche per l'innesto di Lasagna a 10 minuti dalla fine, con l'attaccante dell'Udinese che l'ha ripagato con l'assist di testa per il tap in da 2 passi di Biraghi sugli sviluppi di un corner, che ci ha consegnato la vittoria in extremis. A testimonianza dell'ottima prestazione azzurra, le statistiche relative alle conclusioni verso la porta avversaria (18 a 6) e al possesso palla (addirittura il 70% contro il 30% dei nostri avversari).
Ciò che alimenta le speranze per il futuro è la giovane età sia di alcuni degli interpreti che sono scesi in campo, basti pensare a Chiesa e Barella (entrambi classe ’97), che di altri giovanissimi prospetti già inseriti dal ct nel giro della nazionale come Moise Kean, Niolò Zaniolo, Pietro Pellegri e Mandragora. Insomma quel tanto agognato ricambio generazionale che attendevamo da anni, pare essere finalmente avvenuto.
Alessandro Antonacci - Agenzia Stampa Italia